LETTRE-MEMORANDUM  À L’ATTENTION DE ANTONIO GUTERRES SECRÉTAIRE GÉNÉRAL DE L’ONU

AGORÀ DEGLI ABITANTI DELLA TERRA

APPELLO DEL 28 LUGLIO 2025

Resilienza globale e acqua per la vita
Per una strategia al servizio dell’umanità
e della comunità globale della vita sulla Terra

LETTERA-MEMORANDUM ALL’ATTENZIONE DI ANTONIO GUTERREZ SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU

in occasione del 15° anniversario della Dichiarazione dell’Assemblea Generale dell’ONU del 28 luglio 2010, che riconosce il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.

28 luglio 2025

Indice

Introduzione. Le lezioni dei Sumeri (IV millennio a.C.)

A – LA CRISI MONDIALE DELL’ACQUA

  1. L’accesso all’acqua: diritto o acquisto?
  2. Le società umane e non la natura sono all’origine del disastro dell’ineguaglianza nell’accesso all’’acqua
  3. Il blocco finanziario. L’ipotesi 2048 – Difficoltà e indeguatezze dell’attuale sistema finanziario – L’esplosione dello sviluppo dell’IA modifica le priorità
    – Ritornata predominante, la sicurezza militare aumenta

    l’insicurezza globale

  4. L’obiettivo: una strategia politica mondiale per la vita. Ripudiare la guerra, rifiutare la finanziarizzazione della vita.

climatico e

B – PROPOSTE. ORIENTAMENTI E PERCORSI PER IL FUTURO

  1. Oltre l’attuale resilienza
  2. Le nostre cinque proposte
    • –  Prima di tutto: l’immediata cessazione totale delle emissioni di gas a effetto serra. Più urgente e necessario che mai
    • –  Porre fine all’appropriazione privata/predazione della vita. Abolire i brevetti sulla vita
    • –  Liberare l’acqua dall’avvelenamento chimico. Ridare vita alle acque, al suolo, all’aria… al futuro
    • –  Fermare l’asfissia dei fiumi. Per bacini senza grandi dighe
    • –  L’acqua non è un bene finanziario. No all’oro blu. L’acqua è vita Conclusione. La vita con l’acqua tornerà ad essere bella

 

Signor Segretario Generale Buongiorno,

speriamo che nei prossimi mesi si aprano orizzonti di giustizia e cooperazione che consentano di partecipare alla progettazione e alla costruzione di una nuova società planetaria, basata sulla forza del diritto e sulla salvaguardia e la promozione della vita della Terra, dei diritti umani e dei beni comuni mondiali essenziali alla vita.

È in questo spirito che:

– in occasione del 15° anniversario della Dichiarazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 28 luglio 2010, che riconosce il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, (1) nonché

– in vista della nuova grande conferenza sull’acqua delle Nazioni Unite nel dicembre 2026,

teniamo innanzitutto a trasmettere all’Organizzazione delle Nazioni Unite i nostri più sentiti ringraziamenti e la nostra gratitudine per aver sancito nel diritto internazionale il diritto universale all’acqua per la vita, nonostante la forte opposizione di alcuni Stati membri tra i più potenti. È stata una grande vittoria per la giustizia mondiale.

Introduzione. Le lezioni dei Sumeri

Più di 5.000 anni fa i Sumeri, popolo della Mesopotamia, la regione tra i due grandi fiumi storici Tigri ed Eufrate, crearono una straordinaria civiltà urbana (agricola, commerciale, industriale…) basata su una valorizzazione efficiente multisettoriale dell’acqua (irrigazione, acqua potabile, trasporti, lavorazione dei metalli…) e un’ingegneria idraulica molto avanzata per l’epoca. Acqua e prosperità andarono di pari passo per secoli.

Ma un giorno i fiumi cominciarono a creare problemi ambientali e a diventare oggetto di rivalità (il termine “rivale” deriva, tra l’altro, da “colui che è dall’altra riva). Più l’economia si sviluppava, più emersero potenti città-stato e più gli scambi commerciali diventarono determinanti. Il moltiplicarsi dei conflitti egemonici contribuì allo sviluppo di un’economia di guerra che si estese dall’Egitto alla valle dell’Indo, incentrata sull’accesso e la disponibilità di risorse naturali strategicamente importanti, oltre all’acqua, per le armi dell’epoca (rame e stagno) e per la costruzione delle città (legno e pietra) Del sistema economico dei Sumeri di questo periodo si parla addirittura di una forma di capitalismo originale (2)

Secondo le informazioni fornite da CHATGPT sulle principali cause avanzate per spiegare la scomparsa della civiltà fluviale dei Sumeri

(conversazione del 16 luglio 2025), si riscontra un insieme di cause politiche , sociali, economiche e ambientali quali:

– i conflitti interni tra le città-stato sumere che resero la regione vulnerabile alle aggressioni esterne e incapace di far fronte ai crescenti squilibri politici e sociali con soluzioni comuni e unificate;

– il degrado ambientale: l’irrigazione intensiva e il cattivo drenaggio hanno portato alla salinizzazione del suolo, riducendo progressivamente la produttività agricola e compromettendo la base economica di Sumer;

– le catastrofi climatiche: inondazioni e siccità, che hanno gravemente perturbato, tra l’altro, la gestione dell’acqua, vitale per una civiltà fluviale;

– le pressioni socio-economiche, dovute all’esaurimento delle risorse, alle difficoltà di gestione dell’acqua e alla pressione demografica. .

E’ come se avessimo descritto la situazione attuale della crisi mondiale!

A. LA CRISI IDRICA MONDIALE.

Come Lei stesso denuncia, Signor Segretario Generale, l’accesso all’acqua rimane caratterizzato a livello mondiale da miliardi di persone “senza acqua” e da intollerabili disuguaglianze e ingiustizie. Inoltre, la stessa definizione del diritto all’acqua è stata modificata in modo mistificatorio, ovvero accesso all’acqua per tutti su basi eque e a prezzi accessibili. (SDG 6) (3)

1. L’accesso all’acqua: diritto o acquisto?

L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 (ODS 6) dell’Agenda ONU 2015- 2030 parla di «accesso all’acqua per tutti su basi eque e a prezzi accessibili». Non è più la stessa concezione dei diritti umani universali affermata nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (PIDESC), entrato in vigore circa 50 anni fa (nel 1976), e nella Dichiarazione dei diritti universali delle popolazioni indigene del 2007.

Tutti questi documenti non parlano mai di equitào di “prezzi accessibili. Infatti, l’equità non è giustizia. L’equità ammette le differenze. La giustizia comporta l’uguaglianza. Da parte sua, “a prezzi accessibili” significa che l’acqua è considerata come una merce oggetto di uno scambio commerciale che implica un prezzo da pagare. In questo modo, i ricchi possono accedere a tutta l’acqua che vogliono purché la paghino.

Gli impoveriti (perché non si nasce poveri , lo si diventa) se non possono pagare diventano insolventi e, quindi, non hanno accesso all’acqua a meno che

 

non accettino, in quanto impoveriti, di diventare oggetto di compassione e beneficenza da parte dello Stato o degli Stati arrricchiti. In altre parole, gli impoveriti non hanno diritto all’acqua, (4) ma possono beneficiare dell’assistenza/carità volontaria degli arricchiti per avere accesso a un minimo di acqua dignitoso per un essere umano.

Inoltre, “accessibilità economicasignifica che il prezzo di mercato deve essere sufficientemente elevato e variabile da consentire al produttore/commerciante di ottenere un profitto considerato ‘equo’ per rimanere sul mercato dell’acqua. Per il capitale privato, l’acqua deve essere finanziariamente attraente perché, nel nostro sistema economico dominante, sappiamo bene che “il denaro va dove il profitto è più alto “.

Siamo ben lontani dal principio della gratuità dei diritti. Secondo questo principio, i costi non devono essere sostenuti dai singoli cittadini, ma devono essere coperti dalla collettività grazie alle risorse pubbliche generate soprattutto dalle imposte dirette.

In altre parole, lo Stato dei diritti è un sistema pubblico di finanziamento collettivo per il diritto all’acqua, bene comune pubblico essenziale per la vita di tutti e controllabile dalla collettività. E non lasciato nelle mani dei grandi oligopoli privati che controllano i mercati dell’industria e del commercio mondiale dell’acqua come Veolia-Suez, Xylem, American Water, Agbar, .CME (Borsa di Chicago), Coca-Cola, Thames Water… per citarne solo alcuni a titolo di esempio.

2. Le società umane, e non la natura, sono all’origine del disastro climatico planetario e dell’ineguaglianza nell’accesso all’acqua.

La natura fa le differenze, ma la società fa le disuguaglianze (o l’uguaglianza).

Tra gli scienziati c’è ampio consenso sul fatto che la natura non è la causa principale del disastro climatico e della crisi idrica mondiale. I fattori principali sono di origine antropica, in particolare il sistema economico capitalista di mercato che, nel corso di un secolo, è diventato un predatore consapevole della natura. Le emissioni di gas serra prodotte dal nostro sistema economico sono la causa principale dell’aumento della temperatura media terrestre di 1,35 °C nel 2024 ispetto alla temperatura della Terra all’inizio dell’era industriale (verso il 1750).

Il riscaldamento ha sconvolto il regime climatico della Terra provocando le conseguenze devastanti che conosciamo sulla vita degli abitanti della Terra (tutte specie viventi). La scarsità d’acqua (prosciugamento di fiumi, laghi, zone umide…) ha anche contribuito in parte al riscaldamento dell’atmosfera, ma è stata soprattutto la principale vittima dei fenomeni estremi legati al “disastro” climatico. Preferiamo utilizzare il termine “disastropiuttosto che

 

cambiamento” perché ci sembra più corretto per parlare di siccità, inondazioni, perdita di biodiversità, scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari, aumento del livello dei mari, contaminazione chimica tossica di tutte le acque

I risultati del programma GRACE della NASA confermano la stretta correlazione tra le temperature più elevate di 1,3 °C una crescita significativa dell’intensità dei fenomeni estremi come siccità e inondazioni. Vedi il grafico reso pubblico da un importante documento redatto da Global Water Intelligence (GWI), con il sostegno di Xylem, Rethinking Resilience. How a New Era of Extremes is Changing how Utilities Invest, (5)

Questi fenomeni non faranno che accentuare le disuguaglianze nella capacità di sopravvivenza e di adattamento tra individui, comunità, regioni e paesi. In tutti i settori. In particolare nell’alimentazione, nella salute, nell’energia, nell’alloggio, nella sicurezza idrica e, di conseguenza, nella sicurezza socio- economica, poiché tutte le attività umane e l’evoluzione del mondo naturale dipendono dall’acqua, dall’aria e dall’energia. solare

Ciò avrà un profondo impatto sull’economia dell’acqua e su tutti i beni comuni mondiali essenziali per la vita. I costi monetari aumenteranno, così come le incertezze. ll sistema capitalista di mercato, responsabile del disastro, sarà incapace di farvi fronte e provocherà la crescita della violenza tecno- economica e dell’esclusione sociale degli impoveriti e dei meno resilienti, la moltiplicazione dei conflitti e la crescita dei sistemi autoritari. Peraltro, sono già fenomeni in atto.

3. Il blocco finanziario. L’ipotesi 2048: l’acqua potabile, un affare redditizio soprattutto per soddisfare i “bisogni” di sicurezza (ricchezza e potere) delle popolazioni più ricche e che hanno il potere di stabilire le priorità del mondo?

Per “Ipotesi 2048” , intendiamo una situazione in cui, 100 anni dopo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, i diritti universali, in particolare all’acqua, al cibo, alla salute, all’alloggio, all’istruzione di base… sarebbero ancora più drammatici che nel 1948. Nel sistema in cui “il denaro va dove è più redditizio”, è altamente probabile che, tenendo conto delle tre tendenze di seguito indicate, la finanza e la tecnologia globali saranno messe al servizio della soddisfazione dei bisogni delle persone, delle comunità e delle regioni più ricche e potenti. L’era dello Stato dei diritti universali alla vita e della società dei beni comuni sarebbe entrata nel museo della Storia. (6)

 

Le tre tendenze Prima tendenza

Nell’attuale contesto di un modello di finanziamento confuso, se non addirittura malsano, le difficoltà interne che devono affrontare la finanza pubblica e quella privata non consentono di garantire coerenza, solidità e garanzia alla realizzazione del diritto all’acqua per la vita per tutti e del diritto dell’acqua e della natura a un buono stato ecologico.

Ne è prova il fatto che lAgenda delle Nazioni Unite 2000-2015 (“Gli Obiettivi del Millennio”) e poi quella del 2015-2030 (“Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”) in corso, non solo nessuno dei 17 obiettivi fissati dalla comunità internazionale per il 2030 sarà raggiunto, ma, come constatato nel 2023, a metà dell’Agenda, la distanza ancora da percorrere varia da 3 a 6 volte quella percorsa nella prima metà. (7) E non ci saranno miracoli. Il fallimento è grave.

La finanza pubblica è bloccata dalle scelte delle stesse autorità politiche. Da un lato, dall’esclusione del ricorso alla creazione di una nuova ingegneria finanziaria mondiale incentrata, tra l’altro, su una nuova fiscalità pubblica internazionale che vada, oltre i soli fini redistributivi, verso fini più generali (giustizia, sicurezza, mutualismo, economia cooperativa, ecc.). D’altra parte, dal “rispetto” dei “sacrosanti” vincoli che i poteri pubblici hanno imposto al debito pubblico per gli investimenti che dovrebbero garantire la sicurezza della vita dei cittadini. Un vincolo che questi stessi poteri, in questo caso i gruppi dominanti europei, hanno allegramente e apertamente deciso di non rispettare per indebitarsi di 800 miliardi di euro fuori bilancio per il riarmo dell’Europa. Nn ci sono limiti al disprezzo delle leggi da loro stessi stabilite e alla inica perfidia sul piano etico, sociale ed economico nei confronti delle popolazioni che, dal 2000, sono state vittime a milioni del loro dogma dell stabilità monetaria.(8)

Pertanto, la finanza pubblica si prospetta per il futuro incapace di far fronte alle proprie responsabilità in materia di copertura delle ingenti somme che la collettività dovrà investire per contrastare il disastro climatico, in particolare la crisi idrica mondiale.

Secondo lo studio citato di Global Water Intelligence (GWI) e dell’azienda Xylem sugli investimenti cosiddetti di resilienza nel settore idrico da parte di oltre 1000 aziende “municipali” (“utilities”) idriche, pubbliche e private, in tutto il mondo (9), esse spenderanno nel 2025 in investimenti cosiddetti di resilienza 501 miliardi di dollari. Gli autori dello studio stimano che sarà necessario investire complessivamente 1.500 miliardi (1,5 trilioni) all’anno per 10 anni (ovvero 15 trilioni) per raggiungere gli obiettivi di resilienza urbana nel settore idrico. Una cifra esorbitante.

Gli autori ritengono che, grazie a soluzioni di mitigazione e adattamento più efficaci rispetto alle politiche attuali, tale cifra potrebbe essere ridotta del 46%, portando gli investimenti necessari annuali a 700 miliardi, cioé 7 trilioni di dollari, una somma che rimane fuori dalla portata delle aziende municipali. In ogni caso, la conclusione dello studio merita attenzione: «Ultimately the cheapest alternative is net zero emissions » (p.6).(10) E perché non si fa cosi?

L’esperienza degli ultimi 50 anni dimostra che i gruppi dominanti tollerano che se ne parli, ma si oppongono a perseguire l’obiettivo al di fuori delle modalità, dei tempi e degli obiettivi precisi che dovrebbero essere fissati da loro stessi, in sovranità tecnologica e finanziaria. Torneremo su questo punto.

La finanza privata dimostra una grande disponibilità a intervenire nel settore idrico in attività che garantiscono un rendimento elevato e stabile. Dimostra invece meno entusiasmo nell’investire direttamente nell’acqua, poiché gli analisti prevedono un aumento dei costi delle attività e degli investimenti necessari a lungo termine. Prevedono inoltre un aumento delle turbolenze geopolitiche che rendono il settore idrico più rischioso e incerto del solito.

La finanza privata rimane molto interessata a intervenire nelle attività di servizio (potabilizzazione, salvaguardia delle risorse, trattamento delle acque reflue, digitalizzazione della gestione per la riduzione delle perdite e una fatturazione più efficiente, ecc.) i cui buoni rendimenti a breve termine sono più sicuri. L’esperienza di Pictet, la banca privata svizzera che per prima, nel 2000, ha iniziato a investire in aziende del settore idrico, è significativa. Ha avuto molti figli… !

L’interesse della finanza privata continua ad essere molto importante anche nel settore della desalinizzazione dell’acqua di mare, soprattutto se le modalità di finanziamento rientrano nell’ambito dei Partenariati Pubblico- Privato (PPP) o simili, che hanno effettivamente dimostrato di essere un buon strumento di Programmazione del Profitto Privato.

Seconda tendenza

L’esplosione del “nuovo” sviluppo tecnologico ed economico dell’Intelligenza Artificiale ha posto l’universo dell’IA al centro del futuro della reindustrializzazione mondiale e, di conseguenza, al vertice delle priorità di investimento. Ciò non va necessariamente a favore degli investimenti per combattere il disastro climatico/ecologico.

L’universo dell’IA è già stato appropriato da soggetti privati e dalle loro logiche di arricchimento e di potere. A seguito delle migliaia di brevetti ottenuti a titolo privato e a scopo di lucro, – la brevettabilità degli organismi viventi è stata autorizzata nel 1980 dalla Corte Suprema degli Stati Uniti(“per difendere gli interessi degli Stati Uniti(11) – l’Intelligenza Artificiale è uscita (per il momento?) dal campo dei diritti e dei beni comuni pubblici di cui un tempo facevano parte la conoscenza e l’istruzione

In caso di scelta delle priorità, i bilanci pubblici e i mercati finanziari si orienteranno massicciamente verso le attività di IA e, soprattutto, quelle che generano più denaro e più potere e, quindi, si pensa, più sicurezza. Di fatto, la sicurezza militare (cioè la sicurezza del potere attraverso la forza delle armi) sta tornando ad essere la sicurezza tout court.

Terza tendenza

In pochi anni, l’IA ha rivoluzionato la potenza delle armi esistenti e ha permesso di progettare nuove generazioni di strumenti di guerra, il cui elenco rischia di allungarsi rapidamente. A livello culturale, la maggior parte degli inventori/produttori di armi IA appartiene alle generazioni delle “Stars Del deWars”, di “Il Signore degli Anelli”.

È in questo contesto che la lunga tradizione della cultura primatista mondiale degli Stati Uniti, espressa da oltre un secolo e mezzo dalla fede messianica nel “Destino Manifesto” degli Stati Uniti, ha mantenuto, negli ultimi 50 anni, il mondo in uno stato di guerra permanente a causa della lotta degli Stati Uniti per mantenere a tutti i costi la loro supremazia mondiale (12).

Tuttavia, a partire dagli anni ’80, abbiamo avuto l’impressione che, sotto le minacce e gli effetti del “disastro” climatico/ecologico, la sicurezza della vita sulla Terra e di tutti i suoi abitanti la sicurezza ecologica/economica planetaria fosse diventata la sicurezza globale.

Ma l’arrivo al potere presidenziale nel 2019 di Donald Trump, in nome del MAGA (Make America Greater Again), ha messo il mondo a ferro e fuoco (13). Trump è esplicitamente un nemico del mondo perché pretende di esserne il padrone. Questa realtà assume proporzioni considerevoli dal momento che egli agisce, in qualità di presidente eletto, a nome della maggioranza del popolo del paese più potente del mondo. Tuttavia, l’aspetto più grave della situazione è che, invece di resistere e opporsi, gli altri paesi del mondo occidentale, del “Nord” del mondo, cercano di ‘negoziare’ con Trump, conferendogli così legittimità e credibilità, proprio ciò di cui ha bisogno per mantenere la sua brutale forza “fuorilegge “.

Così, l’obiettivo illegittimo del ”sistema America” di mantenere e rafforzare a tutti i costi la propria sicurezza tecnologico-economica sta, con forza, rimilitarizzando il mondo, sulla Terra, negli oceani, nello spazio e, soprattutto, nella testa dei gruppi sociali dominanti, in primo luogo degli “USA guidati dall’intelligenza artificiale” e della loro “alleata” Europa. L’obiettivo della giustizia e della pace è stato gettato alle ortiche.

In questo contesto, è difficile immaginare cosa ne sarà tra vent’anni dell’acqua potabile, visto anche ciò che è stato fatto delle acque minerali “naturali” in plastica, senza nemmeno l’IA. Quello che si può dire è che, nelle condizioni attuali, il problema della sicurezza idrica per la vita, in particolare della sua disponibilità e accessibilità di buona qualità, sarà “risolto” secondo le visioni e gli obiettivi delle oligarchie mondiali guidate dagli ‘imperativi’ del dominio, di uscire ”vincitori” dalla reindustrializzazione bellica del mondo.

Non è detto, tuttavia, Signor Segretario Generale, che questo debba diventare e rimanere il futuro. Ci sembra che i poteri pubblici e i cittadini non ancora contaminati dalle visioni delle oligarchie dominanti dovrebbero, in via prioritaria, impegnarsi a definire e promuovere una strategia politica globale per la vita, incentrata sulla priorità della sicurezza dei beni comuni globali essenziali per la vita,

Porre al centro della Conferenza mondiale dell’acqua delle Nazioni Unite del 2026 la questione della politica di sicurezza mondiale della vita, a partire dalla sicurezza idrica ed eco-sociale planetaria ,ci sembra una scelta prioritaria, saggia e obbligatoria .

Essa mette in luce in modo lampante che la sfida globale riguarda una trasformazione sociale radicale che riguarda l’essenziale, ovvero i due fattori cruciali alla base della crisi esistenziale della vita del pianeta, che sono:

– la guerra, la distruzione della vita e
– l’appropriazione privata, la predazione della vita.
Da qui la doppia trasformazione da realizzare:
– la fine del finanziamento della guerra; e
– l’abbandono della brevettabilità del vivente a titolo privato e a scopo di lucro.

Le mobilitazioni dei cittadini principalmente contro il riarmo dell’UE, contro l’espansione coloniale genocida di Israele in Medio Oriente e contro le guerre di potere degli Stati Uniti nei confronti della Russia e della Cina costituiscono le vie inevitabili del rifiuto totale della guerra e quindi del finanziamento della guerra.

Rifiutare concretamente la guerra (al di là delle dichiarazioni di principio a favore della pace) costituisce la leva per abbattere i muri che bloccano la strada verso una società più giusta, solidale e pacifica.

Lo stesso vale per le mobilitazioni dei cittadini per l’obiettivo delle “emissioni nette di gas serra pari a zero”, per il disinquinamento chimico delle acque , del suolo e dell’aria del Pianeta («zero inquinanti eterni»), per la giustiziabilità delle attività economiche e la salvaguardia dei diritti alla vita e della vita, costituiscono le vie inevitabili per il rifiuto della brevettabilità del vivente e del dominio della finanza speculativa sulla vita

Rifiutare la finanziarizzazione della vita è il modo più efficace per impedire l’artificializzazione integrale della vita degli esseri umani e la devastazione totale della natura terrestre.

Rifiutare la guerra e respingere la finanziarizzazione della vita non significa solo abbandonare, abolire, ma soprattutto cambiare la valorizzazione delle risorse e dei beni materiali e immateriali del Pianeta per costruire una nuova società mondiale. Ciò significa anche mobilitarsi a favore dell’istituzionalizzazione politica dell’umanità e della moltiplicazione degli organismi pubblici planetari per la sicurezza della vita e la condivisione delle responsabilità dal livello locale a quello planetario.

B. PROPOSTE. PERCORSI PRIORITARI

Come Lei sa, Signor Segretario Generale, la proposta dominante nel mondo del Nord globale da alcuni anni si basa sul principio-obiettivo della “resilienza”.

1. Oltre la resilienza

La resilienza si articola attorno a due strategie d’azione: la strategia di mitigazione e la strategia di adattamento. La strategia di mitigazione mira a promuovere la capacità delle nostre società di ridurre i danni e gli effetti più nocivi dei disastri, di resistere agli shock causati da siccità, inondazioni e inquinamento. La strategia di adattamento, dal canto suo, persegue l’obiettivo di mantenere la capacità delle società di vivere in un contesto caratterizzato da un aumento della temperatura media dell’atmosfera terrestre superiore a 1,5° C/- 2,0° C, o anche di più, rispetto all’inizio dell’era industriale.

Per realizzare gli obiettivi delle due strategie, esiste un consenso generale all’interno delle società dominanti sul presupposto che due elementi indispensabili costituiscono la chiave per diventare resilienti: il controllo dell’innovazione tecnologica “intelligente”, in particolare nella chimica e nell’industria biotecnologica, nell’industria dei servizi di informazione e comunicazione e nell’ingegneria dei rischi; e una forte potenza finanziaria che consenta di far fronte ai notevoli e crescenti investimenti necessari e alle grandi incertezze economiche del futuro.

Ciò ovviamente non sarà alla portata di tutte le comunità, regioni e di tutti i paesi. È indispensabile e necessario inquadrare e integrare le due strategie in una prospettiva più globale ed efficace, ovvero attraverso una strategia di cambiamento/trasformazione a livello di sistema.

È irragionevole partire dal presupposto che sia impossibile cambiare le cause strutturali del disastro climatico!

La maggioranza degli Stati dell’ONU non deve accettare le scelte fatte dai leader del mondo degli affari, come «to build resilience, to enable growth»

(Diageo), quando la crescita economica perseguita dalla nostra economia dominante da due secoli è la causa del disastro. Allo stesso modo, non può accettare le scelte dei leader politici come i leader dell’Unione Europea che il 4 giugno scorso hanno approvato la “Strategia europea per la resilienza nel settore idrico” dichiarando «In qualità di responsabili politici, il nostro ruolo è chiaro: dobbiamo creare un quadro normativo che consenta alle imprese di innovare, salvaguardando al contempo i diritti e gli interessi dei cittadini. In questo modo, non solo affrontiamo le sfide idriche, ma rafforziamo anche la posizione dell’Europa nel mercato globale» (…). dove l’Europa rimane un modello di resilienza e competitività». (14)

Il documento della Commissione europea (15) è un ottimo esempio di cosa non si deve fare. In questo documento di grande importanza politica per il futuro dell’UE, l’esecutivo europeo ha ceduto alle pressioni del mondo degli affari e della finanza. Perché?

Riconosce che l’acqua è diventata uno dei settori critici per l’economia e per il potere delle industrie europee nel mondo. Di conseguenza, la strategia della politica idrica volta alla resilienza e alla sicurezza dell’economia europea deve, secondo la Commissione europea, promuovere soprattutto una gestione industriale efficiente e competitiva delle risorse idriche, favorendo una forte capacità di innovazione tecnologica e un maggiore potere finanziario.

L’acqua per una crescita “resiliente” e per il profitto attraverso la competitività: questo è, in sintesi, lo spirito che domina chiaramente l’attuale contesto politico ed economico, non solo in Europa. Il linguaggio “ecologico”, eredità degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e del vecchio Piano Verde Europeo, di fatto ormai superato, non riesce a mascherare la novità fondamentale dell’inversione operata dall’UE a favore di un Piano Grigio Industriale Europeo, in nome della «riconfigurazione industriale» ell’economia mondiale e dell’adeguamento dell’economia europea alle nuove esigenze strategiche della sicurezza globale.(16) .

La tragedia ideologica e politica di questa inversione risiede nel credere e nel far credere che un’economia forte e competitiva al servizio delle capacità tecnologiche e finanziarie dell’industria nazionale, o europea/continentale, o mondiale, in particolare dell’industria chimica e agroalimentare e dell’industria dell’IA, sia la condizione necessaria per garantire l’accesso all’acqua per tutti nella quantità e qualità necessarie.

Nella storia degli ultimi 74 anni di integrazione europea, il principio della competitività non solo ha distrutto le fondamenta della costruzione dell’Europa federale unita, ma ha anche ridotto in frantumi il senso della “comunità di vita europea” (17). L’unica cosa che la competitività è stata in grado di fare in Europa recentemente, e con grandi contraddizioni, è stata quella di far spendere 800 miliardi di euro dai 27 Stati membri per il loro riarmo a scapito delle spese cosiddette “per l’Europa sociale”

La realtà mostra, ancora una volta che nemmeno oggi è il momento di sopravvivere con la guerra e con la riconquista di posizioni dominanti sui mercati mondiali. Ciò favorisce i conflitti, il rigetto degli altri popoli, l’emergere di oligarchie con vocazione imperiale. .L’umanità e la vita sulla Terra hanno bisogno di una forte sicurezza giuridico-istituzionale nell’interesse generale, attraverso norme e istituzioni adeguate e cooperative a diversi livelli territoriali, che garantiscano anche la giustiziabilità delle norme relative ai beni comuni mondiali. La giustizia e la giustiziabilità devono prevalere sulla violenza e sull’immunità dei potenti.

2. Le cinque iniziative principali per invertire le tendenze attuali.

La prima iniziativa

«Prima di tutto, la sicurezza globale della vita», è una priorità urgente e grave. Non c’è più tempo da perdere. È necessario imporre l’arresto immediato delle emissioni di gas serra, senza alcuna eccezione, e dichiarare fuorilegge qualsiasi attività che vada nella direzione opposta.

Secondo un recente studio scientifico pubblicato l’11 giugno scorso sulla rivista Geophysical Research Letter, la conclusione è chiara: «l’unico modo per mitigare gli effetti più catastrofici della crisi climatica… sarebbe quello di effettuare riduzioni urgenti e drastiche delle emissioni di gas serra. E più continueremo a bruciare combustibili fossili, più questi problemi si aggraveranno. » (18)

In tutti i settori. Ad esempio, la produzione agricola rappresenta l’11% delle emissioni totali mondiali, ma se si aggiungono tutti i settori strettamente legati all’intera filiera agricola e all’uso del suolo, la cifra sale al 31%! Un dato enorme, se si pensa che oltre un terzo della produzione agricola alimentare non viene consumato. (19).

Far valere la giustiziabilità dei diritti nell’interesse generale vale più del silenzio che si trasforma in complicità con gli interessi corporativi malsani dei potenti. La maggioranza degli Stati dell’ONU deve proclamare che, di fronte all’imperativo della sicurezza collettiva planetaria, non esiste la sovranità della libertà delle imprese, dei mercati azionari, delle tecnologie, degli Stati.

Ricordiamo che anche Global Water Intelligence (GWI) ha affermato che «Ultimately the cheapest alternative is net zero emissions ». (20)

Invece di ridurre le emissioni, l’UE sta pensando di promuovere il ricorso al mercato dei “crediti di resilienza”. Tuttavia, il mercato dei “crediti di carbonio” “per combattere il riscaldamento atmosferico” è stato un fallimento. Dal 1994 non ha contribuito in alcun modo positivo agli obiettivi di mitigazione. Lo stesso vale per i mercati dei «crediti di biodiversità», approvati nel 2022 dalla COP15-Biodiversità a Montreal.

La maggioranza degli Stati non può continuare a subire l’arroganza e il disprezzo devastanti dei potenti, dovuti alla loro cecità dogmatica e cinica.

La Seconda Iniziativa
Porre fine al diritto all’appropriazione privata e commerciale della

vita.È necessario abolire i brevetti sugli organismi viventi (ad esempio semi, OGM…) a titolo privato e a scopo di lucro. (21)

La brevettabilità è stata una delle decisioni unilaterali, diventata poi collettiva, più malsane degli ultimi 100 anni delle società occidentali. La brevettabilità del vivente ha contribuito ad accelerare la mercificazione e la privatizzazione generalizzata di ogni forma di vita. Quarant’anni dopo, non esiste quasi più alcuna forma di vita non mercificata.

I brevetti privati, motivati dal denaro e dal potere, coprono tutti gli organismi viventi, compreso il campo cognitivo. Sotto la scusa di difendere il diritto privato di conoscenza , in particolare delle imprese private, sul modello dei diritti di autore, la brevettazione ha trasferito il diritto ed il potere di decisione e di controllo sulla vita a soggetti privati. Estesi al campo cognitivo, i brevetti hanno ridotto le conoscenze ad averi finanziari quotati in Borsa. Da qui, l’esplosione del mondo dell’IA nelle mani di una decina di grandi aziende globali, principalmente statunitensi e cinesi. (22)

Un furto dello spirito della vita. Inammissibile. Continuare ad accettare l’inammissibile, rende i responsabili politici pubblici rei responsabili del furto. Abolire i brevetti non significa arrestare i processi di allargamento e di approfondimento delle conoscenze. Cio’ consentirà di eliminare la concentrazione dei poteri nelle mani di oligarchie tecnofinanziarie mondiali, promuovendo i processi di allargamento e di approfondipento delle conoscenzeze con altre finalità e con approcci diversi nell’interesse generale e delle generazioni future.

È illusorio pensare di poter risolvere nell’interesse generale delle popolazioni, problemi come il disastro climatico mondiale e la scarsità di acqua per la vita, senza liberare la vita del pianeta dal potere di appropriazione, decisione e uso privato delle risorse materiali e immateriali del mondo di cui godono i grandi gruppi industriali e finanziari grazie ai brevetti. È praticamente impossibile.

Ciò è stato evidente con lo sviluppo delle nuove biotecnologie, ma i poteri pubblici e i cittadini non hanno potuto o voluto intervenire. La situazione è diventata ancora più grave a causa dell’intelligenza artificiale, le cui potenzialità, combinate con quelle delle biotecnologie, riguardano il futuro della specie umana in quanto tale.

La maggioranza degli Stati dell’ONU deve affermare la necessità di abolire i brevetti, altrimenti le politiche contro il cambiamento climatico, la sicurezza, la pace e la prosperità saranno solo parole inutili.

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Le tre iniziative seguenti riguardano specificamente l’acqua. Ricordiamo che negli ultimi 70 anni la visione dell’acqua ha subito profondi cambiamenti. Oggi anche l’acqua è considerata una merce, una risorsa naturale strategicamente importante per l’economia e per questo deve essere protetta per la propria sicurezza e il proprio benessere. L’acqua è soprattutto «l’oro blu» della Terra.

Causa e risultato di questi cambiamenti, i corpi idrici della Terra (fiumi, laghi, zone umide, falde acquifere…) sono diventati ecosistemi di grande importanza “industriale” e oggetti di sfruttamento predatorio intensivo. Il loro stato ecologico ha subito un profondo degrado . La sicurezza idrica è diventata una sfida importante ovunque. Al centro del loro degrado troviamo:

  • –  La contaminazione chimica tossica,
  • –  L’asfissia causata dalle infrastrutture artificiali di contenimento e gestione dei flussi (dighe, argini, altre barriere…),

La sua denaturalizzazione, attraverso la trasformazione in prodotto finanziario e in bene finanziario.

Ciò non significa che il problema della riduzione delle perdite idriche e della limitazione dei prelievi e degli usi eccessivi dell’acqua non sia altrettanto importante. Semplicemente, proponiamo di dare priorità nell’ambito del presente memorandum alla questione della sicurezza idrica e di concentrare le azioni da intraprendere sui fondamenti biologici e socioeconomici della sicurezza idrica collettiva e solidale.

Pertanto, l’obiettivo della terza iniziativa Liberare l’acqua dall’avvelenamento chimico. Ridare vita all’acqua.

I fiumi, i laghi, le zone umide, le falde acquifere – le “arterie della terra” – si stanno prosciugando, morendo o la loro acqua non è più utilizzabile per uso umano perché avvelenata. Ne stanno scomparendo centinaia (i più piccoli a migliaia). Anche i bacini idrografici si trovano in uno stato ecologico deplorevole. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto europeo per l’ambiente, solo il 39% delle acque europee è in buono stato!

Nel 2000 erano in migliore salute, attorno al 50% (23). In generale, più di un terzo delle risorse idriche di Cina, India, Russia, Stati Uniti ed Europa sono contaminate da ogni tipo di inquinante. Uno studio pubblicato nel 2024 da PAN- Europe (Pesticides Action Network) sulla contaminazione da PFAS, e in particolare dal TFA (acido trifluoroacetico), in 23 zone di acque superficiali e sei vaste zone di acque sotterranee di 10 paesi dell’UE, ha mostrato un livello di contaminazione particolarmente allarmante. Per gli autori della ricerca “L’entità di questa contaminazione è scioccante. È il risultato di un fallimento politico a molti livelli.(24)

La contaminazione chimica costituisce un vero e proprio ecocidio del pianeta. La maggioranza degli Stati dell’ONU deve intervenire proclamando lo stato di emergenza delle acque della Terra e convocareo un’Assemblea mondiale straordinaria degli abitanti della Terra per l’attuazione di un piano mondiale di disintossicazione del pianeta. (25)

L’eliminazione totale degli inquinanti eterni sarà difficile a causa della forte opposizione, comprensibile ma inaccettabile, da parte del mondo degli affari e della finanza che negli ultimi 30 anni è riuscito a impedire qualsiasi cambiamento radicale dei prodotti inquinanti e qualsiasi regolamentazione e controllo pubblico vincolante nei propri settori. Persino l’UE, ancora molto orgogliosa qualche anno fa del suo Piano Verde Europeo, è rimasta, per quanto riguarda la decontaminazione dell’acqua, malgrado essa sia una delle cinque priorità della sua “Strategia europea per la resilienza nel settore idrico”, su posizioni piuttosto favorevoli agli interessi del mondo “industriale”, tecnologico e finanziario europeo.

L’argomento avanzato consiste nel sottolineare che, dato che i PFAS sono presenti in tutti i settori da cui dipendono lo sviluppo e la forza dell’industria europea, obbligarla a eliminare/ridurre i PFAS non è corretto, in assenza di un accordo globale in materia.

Ciò metterebbe a rischio, se non addirittura in crisi, la solidità e la competitività dell’industria europea nell’attuale difficile fase di ricostruzione industriale mondiale.

L’assenza o la debolezzza di un accordo globale è un argomento politico chiamente mistificante ma sempre sbandierato dal mondo industriale di ogni paese o zona per imporre la mercificazione della vita, la liberalizzazione dei mercati, la deregolamentazione dell’economia, la privatizzazione di tutti i beni e servizi comuni, la monetizzazione e la finanziarizzazione della vita, la guerra! (26)

La Quarta iniziativa

Rigenerare le acque della Terra,

La caratteristica dell’acqua, la sua natura, è quella di “scorrere” dalle montagne/colline verso la valle, la pianura , il sottosuolo, il mare dove, come nel caso degli oceani, forma anche correnti marine di acqua calda e fredda, che hanno un’influenza importante sulla temperatura dell’atmosfera terrestre. Tuttavia, solo per citare un esempio, attualmente esistono più di 50.000 grandi dighe in tutto il mondo, di cui 19.000 di vecchia costruzione, a rischio di crollo cone drammatiche conseguenze per l’uomo e l’ambiente. (27)

I grandi fiumi, in particolare, sono tutti “tagliati” da decine di dighe. Un esempio ben noto è il Colorado. La Turchia ha costruito 61 grandi dighe sui fiumi gemelli Tigri ed Eufrate. (28) La Cina detiene il record del numero di dighe più gigantesche, come quella delle Tre Gole. E l’Africa cerca di seguire le sue orme (29) con il sostegno della Banca mondiale.

Le grandi dighe costituiscono una soluzione ingegneristica e tecnico- economica i cui vantaggi sono controbilanciati dagli effetti negativi. Fin dalla loro costruzione, provocano importanti spostamenti di persone (decine di migliaia e più), l’inondazione di villaggi e luoghi di memoria storica, sconvolgono gli ecosistemi di vaste zone/regioni; riducono la biodiversità, provocano il degrado biologico delle grandi masse d’acqua trattenute, richiedono enormi investimenti , promuovono una cultura gestionale molto centralizzata e tecnocratica, creano situazioni di rischio che prima non esistevano.

Uno degli effetti principali è rappresentato dal “soffocamento” dei fiumi. Le barriere e l’inquadramento dell’acqua da parte delle dighe non sono della stessa natura delle costruzioni dei castori. Le dighe riducono la normale circolazione dell’acqua nel corpo della Terra. La crescente artificializzazione delle interruzioni dei flussi provoca numerose crisi di circolazione, embolie delle “arterie” della Terra. Nel corso degli anni, la portata si riduce, i fiumi si prosciugano, non portano più le loro acque al mare, la salinità dei loro delta aumenta pericolosamente, i pesci scompaiono…

Inoltre, l’acqua “prelevata” è stata sempre più destinata a usi poco sostenibili come l’irrigazione dell’agricoltura industriale per l’esportazione, ed è diventata fonte di forti tensioni tra popolazioni urbane e rurali, tra usi a fini lucrativi privati e usi di utilità collettiva e sociale per le popolazioni più deboli. La lista dei conflitti che vedono implicate imprese quali Coca-Cola, Nestlé, Danone, aziende minerarie, aziende informatiche/IA contro contro contadini, il diritto all’acqua, la difesa del bene comune in India, Messico, Francia, Stati Uniti, Marocco, Brasile, Ecuador, Nigeria, Kenya… è molto lunga. (30)

Tra i conflitti tra Stati attraversati dagli stessi fiumi, quello tra Pakistan e India è un caso esplosivo. Del resto, l’intera regione dell’Asia centrale e orientale settentrionale rappresenta una zona “rossa” caratterizzata da pericolose tensioni interstatali (Pakistan, India, Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan? Kirghizistan, Cina…), complice la grande catena dell’Himalaya.

La realtà è che uno degli obiettivi principali delle grandi dighe è quello di garantire l’indipendenza e la sicurezza, in particolare dei paesi del “Sud” del mondo, al loro sviluppo economico e sociale. Il cosiddetto “aiuto” da parte dei paesi del “Nord” e della comunità internazionale si è rivelato, in generale, uno strumento insufficiente e inadeguato, se non addirittura negativo, nel quadro di un sistema strutturalmente basato su uno sviluppo ineguale e ingiusto. (31)

L’obiettivo dell’indipendenza e della sicurezza non pone di per sé alcun problema serio. Esso diventa invece un fattore importante in caso di assenza (o disfunzione) di un contratto/patto “federale” di gestione politica comune e cooperativa dei fiumi bi- e plurinazionali . I contratti inter-pluri-transnazionali sui bacini sono necessari ma fragili e inefficaci se i principi economici fondamentali rimangono ispirati ai principi della competitività, della crescita e del rendimento finanziaio(32). . In questo caso ,l’invocazione dell’interesse naziaonle, della sovranità nazionale è sovente strumentale e….fa comodo a tutti , in particolare tra i paesi a monte e quelli a valle. I fiumi cessano di essere fonti di vita e benessere, cooperazione e pace.

Le lotte degli ultimi quarant’anni contro le )dighe (famosa quella 10.000 delle donne indiane contro la diga sul fiume Armzda ) sono finalmente riuscite a portare la questione delle dighe tra i temi prioritari dell’agenda ambientale mondiale. Sono in corso oltre 500 progetti (33).

È necessario ampliare e rafforzare i processi di demolizione, ridimensionamento e riqualificazione delle grandi dighe con l’obiettivo di eliminare le 19.000 dighe obsolete e pericolose.

Naturalmente, la questione finanziaria è un ostacolo. I gruppi dominanti non hanno alcun interesse a finanziare gli investimenti. Si tratta di un esempio classico della perversità del sistema predatorio della vita. I “signori” di oggi non vogliono assumersi la responsabilità delle conseguenze negative delle azioni dei loro predecessori.Riuscirà la maggioranza degli Stati dell’ONU nei prossimi anni a piegare i dominanti?

Infine, la Quinta iniziativa
Rifiutare la trasformazione dell’acqua per la vita in una categoria dell’economia di mercato, ovvero in un «capitale naturale/bene finanziario».

A tal fine, ribadire con una nuova risoluzione dell’ONU il diritto universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, aggiungendo il riconoscimento dei diritti dell’acqua e della natura in generale alla vita, ovvero un buono stato ecologico.

La Conferenza delle Nazioni Unite del 2026 dovrebbe essere l’occasione per lanciare la proposta della nuova risoluzione. Dovrebbe anche essere l’occasione per un secondo importante aggiunta. Completa, la nuova risoluzione dovrebbe conferire personalità giuridica ai corpi idrici, ai fiumi, ai laghi e alle zone umide, in conformità con i nuovi sviluppi del diritto internazionale in materia di diritti della natura da proteggere per quanto riguarda la sua integrità ecosistemica.

Alcuni paesi hanno già riconosciuto la personalità giuridica ai corpi idrici: la Nuova Zelanda (Whanganui) il Québec (Magpie) la Spagna ((Mar intérior), l’India (Gange, Yamuna), gli Stati Uniti (fiume), il Perù (Maranon). L’Ecuador, dal canto suo, ha persino inserito i diritti della natura nella sua Costituzione, primo paese a farlo. (34)

Signor Segretario Generale, l’ONU ha il dovere e il privilegio di affermare che l’acqua non è “oro blu”, un capitale finanziario, ma un bene comune pubblico mondiale essenziale per la vita di tutti, sotto la responsabilità politica collettiva della comunità degli abitanti e dei popoli della Terra.Grazie per la vostra cortese attenzione.

L’Agorà degli Abitanti della Terra

Gloria Adami, esperta in management (Italia), Mario Agostinelli, Associazione Laudato si’ (Italia), Marcos P.. Arruda (Brasile), Alain Adriaens, Movimento per la Sobrietà (Belgio), Alassane Ba, Centro di Etica dei Farmacisti (Francia- Senegal), Guido Barbera, Solidarietà Internazionale-CIPSI (Italia), Marcelo Barros, monaco benedettino (Brasile), Nadia Batok, giornalista (Macedonia), Cristina Bertelli, Università del Bene Comune (Francia), Ernesto Bonometti e Antonella Zonato, attivisti per l’acqua (Italia), Clara e Sergio Castioni, librai (Italia), Luca Cecchi, Ass. Monastero del Bene Comune (Italia), Martine Chatelain, Eau Secours (CND-Québec), Giovanna Dal Lago, Ass. « Mamma no pfas » (Italia), Ina Darmstädter, Eletta locale ̈(Germania), Eric Degimbe, Comunità della Poudrière (Belgio), Claire Dehove, UBC-Parigi (Francia), Corinne Ducrey, Ass. Chemin Faisant (Francia), Aníbal Faccendini, Cátedra del Agua, Universidad Nacional de Rosario (Argentina), Adriana Fernández, educatrice (Cile), Paolo Ferrari, Comunità di base Verona (Italia), Diego Forlin, FF.SS, (Italia), Paolo Ferrero, ex Ministro del Lavoro 2° governo Prodi, Rifondazione comunista (Italia), Annie Flexer, UBC- Parigi (Francia), Alfio Foti, Convenzione per i diritti umani nel Mediterraneo (Italia), Pierre Galand, ex senatore, Forum Nord-Sud (Belgio), (Lilia Ghanem, antropologa, redattrice di The Ecologist in arabo (Libano), Mélissa e Laury Gringeau, Philippe Véniel, La Boisselière e il Collettivo Bassines non merci (Francia), Soumaya Hallak, cantante, Collettivo degli Artisti, (Siria), Emmanuel Hallard, Sindacato agricolo (Belgio), Luis Infanti de la Mora, vescovo della diocesi di Aysén, Patagonia (Cile), Eric Jadoul, attivista per i beni comuni (Belgio), Pierre Jasmin, pianista, Artisti per la Pace (CND-Québec), Kim Le Quang, Rise for the Climate (Belgio), Paola Libanti, Ass. Monastero del Bene Comune (Italia), Michele Loporcaro, agricoltore (Italia), Alessandro Mazzer, Ass. Monastero del Bene Comune (Spagna), Maurizio Montalto, avvocato, Comunità Blu (Italia), Loretta Moramarco, avvocato, Acqua Bene Comune (Italia), Vanni Morocutti, Comunità della Poudrière (Belgio), Roberto Morea, Tranform Europe (Italia) Dario Muraro, No pfas (Italia), Roberto Musacchiio, ex deputato europeo, Transfomr -Italia(Italia), Marinella Nasoni, ex sindacalista (Italia), Jean-Claude Oliva, Coordinamento acqua Ile-de-France,(Francia) Christine Pagnoulle, ATTAC (Belgio), Maria Palatine, musicista, Collettivo degli Artisti per l’Acqua (Germania), Gianni Pennazzi, chitarrista, Pace, diritti umani e ambiente (Italia), Riccardo Petrella, professore emerito, Università di Lovanio (Belgio), Michela Piccoli,Mamme no pfas (Italia), Pietro Pizzuti, attore, Collettivo degli Artisti per l’Acqua (Belgio), Jean-Yves Proulx, Educazione civica (CND-Québec), Domenico Rizzuti, Costituente della Terra, ex dirigente sindacale/ricercatore (Italia), , Roberto Savio, giornalista, Other News (Italia), Catherine Schlitz, Associazione PAC-Présence Action Culturelle (Belgio), Patrizia Sentinelli, Associazione Altramente, ex ministra della Cooperazione (Italia), Cristiana Spinedi, insegnante (Svizzera), Bernard Tirtiaux, scultore, scrittore, Collettivo degli Artisti (Belgio), Hélène Tremblay, ricercatrice, autrice, insegnante… (CDN-(Québec). Karine Watelet, giornalista POUR Presse (Belgio),2 Jean Pierre Wauquier, H20 senza frontiere, (Francia), Grégoire Wuillaume, Artista, Collettivo degli Artisti (Belgio)

21 luglio 2025

Note

(1)Assemblea generale delle Nazioni Unite, Risoluzione del 28/07/2010 (A/RES/64/292), intitolata “Il diritto fondamentale all’acqua e ai servizi igienico- sanitari”: «Riconosce che il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari è un diritto umano, essenziale per il pieno godimento della vita e per l’esercizio di tutti i diritti umani». Vedi anche,

https://www.pressenza.com/it/2024/07/28-luglio-giornata-mondiale-per-il-diritto- umano-allacqua-e-il-diritto-allacqua-e-il-diritto-alla-vita-garantire-la-vita-contro- lirresponsabilita-dei-predatori/

(2)https://www.wikiberal.org/wiki/Sumer (3)https://agriculture.gouv.fr/odd6-garantir-lacces-de-tous-leau-etlassainissement-et-

assurer-une-gestion-durable-des-ressources

(4) La titolarità del diritto ha permesso ai tribunali di alcuni paesi europei di condannare come illegali le interruzioni della fornitura idrica per mancato pagamento delle bollette e di obbligare le aziende municipali a ripristinare la fornitura idrica di base. Cfr. https://fondationdaniellemitterrand.org/livre-coupures-deau-victoire- descitoyens-face-aux-multinationales/2021

(5)https://landing.globalwaterintel.com/Rethinking-Resilience/download %20resilience%20wp.html?f24_pid=cb343aa0-cb1a-4598- be6b08c0ac9166a2&utm_campaign=Xylem%20Webinar%20Clean %20Template&utm_source=force24&utm_medium=email&utm_content=textli nk

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(6) https://docs.un.org/fr/A/79/36/droits humains 2024, e https://www.agenda- 2030.eda.admin.ch/fr/agenda-2030-pour-ledeveloppement-durable

(7) https://www.iddri.org/fr/publications-et-evenements/billet-de-blog/ agenda-2030- per-lo-sviluppo-sostenibile-un-piano-di

(8)https://pour.press/les-dominants-ne-respectent-plus-aucune-limite/ e

https://www.lautjournal.info/20241024/les-dominants-ne-respectent-plusaucune-limite

(9) GWI e Xylem, Rethinking Resilience, vedi nota (5)

(10) Ibidem, p.6

(11)https://www.supremecourt.gov/pdfs/transcripts/1979/79-36_03-17- Z980.pdf

(12) https://www.pressenza.com/it/2025/03/comprendere-perche-il-sistema-america- costituisce-oggi-il-piu-grande-pericolo-per-il-mondo/

(13) Cfr. https://www.meer.com/fr/60605-la-strategie-de-la-resilience Riccardo Petrella) et https://www.h2o.net/enjeux-avis-d-expert/eau-et-resilience-les- strategies-des-dominants-en-question.htm
(Riccardo Petrella).

(14) Intervista di Hildegrand Bentele, MEP et del Gruppo Acqua del Parlamento Europeo in settembre 2013, Press office del PE

(15)https://environment.ec.europa.eu/publications/european-water-resilience- strategy_en?prefLang=fr. Chiedere la traduzione in italiano!

(16)https://www.pressenza.com/it/2025/06/la-nuova-strategia-europea-per-la- resilienza-nel-campo-dellacqua/

(17) Ricordiamo che nel 1992 il Trattato di Maastricht ha cambiato la denominazione istituzionale dell’Europa da «Comunità europea» a «Unione europea», riportando così il processo di integrazione europea nell’ambito dei processi intergovernativi e interstatali. La «Comunità europea» ha parlato per anni di «politiche comuni europee»; dal 1992 l’aggettivo «comune» è praticamente scomparso, sostituito da «europeo» o «dell’UE». Il cambiamento è notevole a livello di mentalità, con forti ripercussioni a livello concreto delle politiche perseguite.

(18) “Overshoot: A Conceptual Review of Exceeding and Returning to Global Warming of 1.5°C”, pubblicato in “Annual Review of Environment and Resources”, cfr. https://lnkd.in/gJDkDdxZ

(19) Geophysical Research Letters, 11 giugno 2025
(20) Cfr. Il dossier
https://systemschangelab.org/food-and-agriculture/increase-

productivitysustainably

(21) https://www.science.org/doi/10.1126/science.6930105 22

(22) OMPI (Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale),

https://www.wipo.int/publications/fr/details.jsp?id=4686&plang=

(23)Cfr.https://www.environnement- magazine.fr/eau/article/2024/10/25/150491/lesressources-eau-menacees-europe-selon-

agence-europeenne-environnement

(24)Cfr.https://www.pan-europe.info/sites/pan-europe.info/files/public/resources/ 34 briefings/Briefing_Toxic%20Harvest%20Ban%20PFAS%20pesticides.pdf, nov.2023

(25)Cfr.https://www.pan-europe.info/files/public/resources/reports/TFAinWater_Repor t_27052024.pdf

(26) La debolezza dell’argomentazione deriva dal suo presupposto secondo cui “maggiore competitività significa maggiore crescita economica e prosperità generale”. È della stessa natura del postulato «più ci si prepara alla guerra, più si avrà la pace». Eppure, più di 30 anni fa, la Commissione europea ha adottato la stessa strategia incentrata sulla competitività dell’Europa «Crescita, competitività, occupazione». Tuttavia, questa strategia ha favorito la crescita dei paesi già più forti, non ha impedito che il numero di poveri superasse i 100 milioni di cittadini dell’UE nel 2015, il degrado dello stato ecologico delle risorse naturali dell’UE, in particolare dell’acqua e, infine, l’aumento delle disuguaglianze in termini di potere, «sovranità», sicurezza e resilienza tra i membri dell’UE.

(27) Per la CIGB (Commissione Internazionale delle Grandi Dighe), una grande diga è una diga con un’altezza superiore a 15 metri, dalle fondamenta più basse alla cresta, o una diga che trattiene più di 3 milioni di metri cubi d’acqua. La sua funzione è quella di regolare il flusso e/o immagazzinare l’acqua, in particolare per il controllo delle piene, l’irrigazione, l’industria, l’energia idroelettrica, la piscicoltura e la ritenzione di acqua potabile.

(28) https://www.turquie-culture.fr/pages/geographie/economie-turque/barragesde- turquie.html 24 agosto 2015. In Turchia ci sono più di 500 dighe, di cui 300 grandi.

(29) I quattro principali paesi costruttori di dighe ne rappresentano i tre quarti: il 45% in Cina, il 14% negli Stati Uniti, il 9% in India e il 6% in Giappone. La Francia possiede 569 grandi dighe, pari all’1% del totale mondiale.https://energynews.pro/barrages-en-afrique-les-plus-grands- projets/#google_, otto dighe, aprile 2021. Vedi anche: https://www.franceinfo.fr/monde/afrique/republique-democratique-ducongo/les- fleuves-d-afrique-malades-de-leurs-barrages_3437063.html

(30) Si parla quasi sempre di “guerre dell’acqua tra Stati”. In realtà si tratta sempre più direttamente di guerre di potere tra gruppi economici e finanziari multinazionali. Una conferma è stata data dall’articolo di Akram Belkaïd, Guerre tra Stati, il dominio delle multinazionali, pubblicato su https://www.monde-diplomatique.fr/2023/06/BELKAID/65829

(31) Cfr. l’analisi contenuta nel Rapporto annuale 2024 dell’UNDP,

https://annualreport.undp.org/fr/performing-with-undp/performance/Surle

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(32) Cfr. i lavori condotti da oltre 30 anni dall’Ufficio Internazionale dell’Acqua- OIEau, in particolare nel campo della cooperazione tra Stati appartenenti a bacini idrografici bi- e plurinazionali (creazione del RIOB- Rete Internazionale degli Organismi di Bacino (RIOB). https://www.pseau.org/outils/organismes/organisme_detail.php? org_organisme_id=29

(33) « La costruzione di grandi dighe sul fiume Narmada in India e il suo impatto su milioni di persone che vivono nella valle del fiume è diventata una delle questioni sociali più importanti dell’India contemporanea. Il progetto delle dighe sul Narmada è il più grande del suo genere al mondo e, mentre i sostenitori delle dighe ritengono che garantirà l’approvvigionamento idrico a 30 milioni di persone e fornirà 1,45 GW di energia, le dighe causeranno lo sfollamento interno di fino a mezzo milione di persone. Le coalizioni globali di gruppi di attivisti ambientalisti e per i diritti umani condannano il progetto per diversi motivi, tra cui analisi costi-benefici corrotte e iniqui e la distruzione di terreni coltivabili. Negli ultimi 25 anni, la controversia è diventata il simbolo della lotta per una società giusta ed equa in India”. Da https://leahbarclay.com/damn-the-narmada-dams-project/l

(34)https://reporterre.net/Face-au-ravage-des-barrages-la-mobilisation-desfemmes- bresiliennes

(35) Per una breve descrizione del movimento «Patagonia sin represas» e del suo successo, cfr. https://commons.princeton.edu/patagonia/kaelani-b/zcription

(36)Cfr.https://wwf.be/fr/actualites/500-barrages-demanteles-en-europe-landernier- un-record

(37) Sul tema, vedi https://www.editionsjfd.com/boutique/tous-les-livres-endroit- 1232/une-personnalite-juridique-pour-le-fleuve-saint-laurent-et-lesfleuves-du- monde11091?fbclid=IwAR1yKXcR4ZvHonk1enM68G1MQq_, pubblicato il 36 dall’Osservatorio Internazionale sui Diritti della Natura, presieduto daYennY Vega a Montréal

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