Siamo di fronte ad una drammatica duplice violenza fatta ai diritti umani di miliardi di persone ed alla sovranità del popolo, dei popoli. I governi devono recuperare dignità e coerenza. La vaccinazione in corso conferma le profonde mistificazioni che sono alla base della cosiddetta “lotta mondiale contro il Coronavirus” delineata dai potenti del mondo già dal marzo 2020.
Il diritto universale alla salute
È stato proclamato, ripetutamente: “Nessuno sarà lasciato da parte”. Nel loro proclama i governi dell’Unione Europea e di altri Paesi del mondo – ad esclusione degli Stati Uniti, imperante l’ex-presidente Trump – non hanno lesinato sulle dichiarazioni solenni: nessuno sarà lasciato da parte. Anche le principali imprese farmaceutiche mondiali lo hanno ripetuto, all’unisono con i governi, il giorno dell’autorizzazione della FDA (Food and Drug Administration) degli Stati Uniti alla commercializzazione del primo vaccino anti Covid-19, quello della Pfizer e della loro piccola associata start up tedesca di una coppia di scienziati di origine turca.
V’è anzitutto una nota iniziale stonata: la malsana idea, nei Paesi del mondo “occidentale” ipersviluppato di considerare l’esistenza di vaccini “buoni” e di vaccini “cattivi”.
I vaccini “buoni”, i vaccini “cattivi”
Da più di un mese sono in circolazione sei vaccini ma i dominanti dell’Occidente non parlano che di tre, quelli della Pfizer (USA), di Moderna (USA) e di AstraZeneca (UK+S). Gli altri vaccini già amministrati in milioni di dosi in diversi Paesi del mondo sono quelli russo, Sputnik V, cinese della Sinovac e cubano, Soberana. Cuba, come la Cina, ha confermato una decina di giorni orsono che è disposta a distribuire il vaccino a titolo gratuito in tutto il mondo. Ebbene questi vaccini sono ignorati quando non denigrati perché non presenterebbero ai loro occhi le necessarie garanzie scientifiche di sicurezza. Ricordiamo che il vaccino di AstraZeneca è stato autorizzato in questi giorni limitativamente ad una popolazione inferiore ai 55 anni perché considerato di un livello di sicurezza attorno al 50%, allorché il vaccino russo è dato con un indice superiore al 70% e quelli cinese e cubano tra l’80 ed il 90%. Già questa divisione imposta dall’Occidente tra “buoni” e “cattivi” vaccini (in realtà quest’ultimi sono considerati tali perché non occidentali!) è un primo indicatore preoccupante di come è concepita e promossa la lotta contro la pandemia Covid-19 in seno ai gruppi forti dei Paesi dell’economia dominante. All’inizio c’erano più di 200 progetti di vaccino. Oggi sono rimasti una dozzina. L’economia a dominanza capitalista non ama la grande varietà. Meno numerosi sono i vaccini “mondiali” più succulenti ed elevati sono i profitti. La logica è chiara. Per essere redditizi sui mercati mondiali i vaccini devono essere pochi. I dominanti preferiscono la massima concentrazione possibile in barba alla concorrenza.
Proposizione 1
Coloro che hanno affermato “nessuno sarà lasciato da parte” devono abbandonare le visioni e gli obiettivi di supremazia scientifico-tecnologica e smettere di praticare la xenofobia nei confronti delle conoscenze, delle tecnologie, dei prodotti e dei servizi provenienti da Paesi diversi dal loro.
Proposizione 2
Allo stesso modo, i poteri pubblici (nazionali, internazionali e mondiali) devono favorire una forte cooperazione e condivisone delle conoscenze e delle tecnologie al servizio del bene-essere di tutti gli abitanti della terra ed abbandonare il culto guerriero della scienza e della tecnologia per la competitività e la sopravvivenza dei più forti.
La mistificazione principale: il principio dell’accesso a prezzo abbordabile
Il principio ispiratore della lotta mondiale al Coronavirus è rappresentato dall’accesso per tutti su basi eque e a prezzo abbordabile agli strumenti centrali della terapia anti-Covid-19 (strumenti diagnostici, trattamenti medici, vaccini).
Si tratta di una mistificazione principalmente per due ragioni. L’equità non fa parte integrante del principio di giustizia, perché essa implica l’accettazione di disuguaglianze nell’accesso alla terapia in funzione delle condizioni e dei vincoli stabiliti dalle autorità (tra le altre cose, i bisogni individuali, il potere d’acquisto, la solvibilità…). La giustizia invece comporta necessariamente l’uguaglianza nel diritto. Inoltre, condizionare l’accesso alla terapia al pagamento di un prezzo di mercato, per quanto abbordabile possa essere, significa entrare in una logica di vendita/compra dove i cittadini diventano dei clienti e lo Stato cessa di avere l’obbligo di rispettare concretamente il diritto in questione. L’obbligo svanisce del tutto se il produttore del bene o servizio è un soggetto privato con scopi di lucro. In realtà, con l’accesso equo a prezzo abbordabile si esce dal campo dei diritti e delle relazioni tra comunità/Stato e cittadini.
Proposizione 3
Coloro che hanno affermato “nessuno sarà lasciato da parte” devono abbandonare la subordinazione della concretizzazione del diritto alla salute alla condizione mercantile di pagare un prezzo di mercato imposto dalle imprese e sostituire il principio dell’equità con il principio della giustizia.
Per il momento siamo lontani dalla proposizione. A seguito del prezzo imposto, con l’accordo dei poteri pubblici, dalle imprese detentrici dei brevetti sui vaccini, già nei mesi scorsi i quindici Paesi più ricchi del mondo (circa 14% della popolazione mondiale) si sono accaparrati più del 60% delle dosi disponibili nel 2021, lasciando meno del 40% all’86% della popolazione del mondo. Per questo, in concorrenza tra loro, si sono assicurati a colpi di miliardi di dollari pagati in anticipo l’acquisto di miliardi di dosi. E ciò, anche dopo aver finanziato abbondantemente le spese di ricerca fondamentale ed applicata pubblica e privata per la concezione e lo sviluppo dei vaccini da parte dei privati!
Su 82 milioni di dosi amministrate al 30 gennaio, a parte la Cina del tutto indipendente dai vaccini “occidentali”, la fetta del leone se la sono presa i Paesi ad alto reddito dell’Occidente (con l’assenza di quei Paesi, come gli scandinavi ed i Paesi Bassi, che non hanno finora adottato la politica della vaccinazione generale).
Un’attenzione particolare merita Israele che registra il coefficiente più elevato al mondo di dosi per 100 abitanti. Il Paese è riuscito ad ottenere rapidamente tutte le dosi desiderate perché ha pagato alla Pfizer un prezzo del 30 al 40% più alto degli altri Paesi1. Però, il numero dei palestinesi vaccinati abitanti nei territori occupati da Israele è estremamente basso. Beninteso, Pfizer che ha proclamato che nessuno sarà messo da parte dirà che l’uso dei vaccini che fanno i suoi clienti non è di sua responsabilità! Pilato è sempre fra noi.
II fatto che emerge ancor più clamorosamente è l’assenza dell’Africa. Secondo le dichiarazioni del Direttore Generale dell’OMS, le dosi amministrate nel Paese più povero dell’Africa, la Guinea, a metà gennaio erano 25 per una popolazione di quasi 14 milioni di persone, molto di più della popolazione del Belgio!
A loro difesa, i gruppi dominanti invocano l’assenza o la debolezza delle infrastrutture sanitarie e di personale adeguato. Così si accetta come inevitabile il fatto che alla fine del 2021 sarà vaccinato solo tra il 20 ed il 30% della popolazione mondiale sapendo fin d’ora quali popoli e gruppi sociali faranno parte della percentuale. Ma ciò si sapeva fin dall’inizio! Ebbene questo significa che nessun cambio strutturale effettivo è stato fatto e si farà per evitare che tantissimi saranno lasciati da parte. La realtà è che l’assenza di volontà di cambiare la situazione è netta come dimostra il caso del rigetto della sospensione provvisoria dei brevetti.
Proposizione 4
Il diritto alla salute è un obbligo costituzionale per lo Stato di diritto e lo Stato sociale, che tutti gli Stati devono rispettare non solo nei confronti dei loro cittadini su basi mutualistiche e di solidarietà mondiale
La battaglia urgente della sospensione provvisoria del regime dei brevetti
Una proposta seria e certamente efficace per favorire l’obiettivo di non lasciare nessuno da parte è stata quella avanzata nello scorso mese di maggio dall’Africa del Sud e dall’India e poi sostenuta anche dall’OMS e progressivamente da tanti altri Paesi (più di un centinaio a dicembre), da numerosi Premi Nobel e centinaia di associazioni, grandi e piccole, fra queste anche la nostra Agorà degli Abitanti della Terra.
La proposta riguarda la sospensione provvisoria dell’applicazione delle regole dei brevetti nel campo dei vaccini fino a quando non sarà raggiunta l’immunità collettiva della popolazione mondiale. Una proposta ragionevole, in linea anche con le disposizioni in materia del trattato TRIPs dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Tra queste, per l’appunto, la possibilità per uno Stato membro dell’OMC di adottare la licenza obbligatoria, cioè di decidere di non applicare, per motivi di sicurezza nazionale, i vincoli imposti in materia di brevetti dai trattati OMC2.
Non l’avessero mai fatto! Gli Stati Uniti e l’Unione Europea in testa, seguiti dalla Svizzera, la Norvegia, l’Australia, il Canada… cioè i Paesi di appartenenza delle principali imprese farmaceutiche mondiali, hanno immediatamente rigettato la proposta. A più riprese: a maggio in occasione dell’Assemblea Mondiale della Salute, poi hanno messo il silenzio sulla questione a settembre all’apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’hanno rigettata ad ottobre ed a dicembre in occasione del Consiglio generale TRiPs dell’OMC e della Sessione Speciale dell’Assemblea Generale dell’ONU dedicata alla salute.
Le ragioni del rigetto invocate dalle imprese multinazionali detentrici dei brevetti sono del tutto insostenibili, ma le imprese hanno il potere dalla loro parte. Dietro la pretesa di proteggere e potenziare il diritto dell’innovazione e della proprietà intellettuale privata in nome della creatività, dell’efficienza e del progresso scientifico e tecnologico3, la principale ragione reale è quella di difendere i monopoli industriali, commerciali e soprattutto finanziari che i brevetti accordano alle imprese dando loro la proprietà esclusiva delle conoscenze brevettate e del loro uso per un periodo di 17 a 20 anni. Un monopolio da miniera d’oro.
Inoltre, quel che ha poco senso è l’ostinazione dei poteri pubblici in favore dei “diritti economici” delle imprese private. Essa è in pieno contrasto con la loro proclamazione “nessuno sarà lasciato da parte”. L’argomento del “nazionalismo economico” e della difesa della competitività e della potenza economica e tecnologica delle “loro imprese” è sempre meno valido come si può anche evincere dalla portata reale del cosiddetto “nazionalismo vaccinale”. Apparentemente, il “nazionalismo vaccinale” è dettato dalla volontà dei poteri pubblici “nazionali” di salvaguardare in priorità la salute dei loro cittadini. In realtà, nel contesto attuale dei rapporti di potere, la salute dei cittadini dipende sempre di più dalle imprese private multinazionali le quali obbediscono sempre di meno ad interessi “nazionali” dei cittadini ma soprattutto agli interessi dei loro azionisti e consumatori “mondiali”.
Esempio paradigmatico l’affermazione del presidente della Sanofi, la principale multinazionale farmaceutica francese, il quale dichiarò pubblicamente nell’aprile del 2020 che se la Sanofi avesse prodotto per prima un vaccino anti Covid-19, essa avrebbe destinato le dosi dapprima al mercato statunitense perché questo rappresenta il principale mercato mondiale della Sanofi. A nulla sono valse le rimostranze del presidente francese Macron. La realtà è che le imprese multinazionali/mondiali come la Sanofi non sono interessate ai cittadini in quanto francesi, americani o brasiliani né in quanto cittadini titolari di diritti e di responsabilità. Esse si interessano ai cittadini in quanto principalmente azionisti e consumatori qualunque sia la loro nazionalità, il loro sesso, la loro età, la loro professione, i loro bisogni. Pertanto, se lo Stato francese difende gli interessi della Sanofi non significa che difende necessariamente i francesi ed ancor meno il diritto alla salute dei francesi.
Solo i poteri pubblici, lo Stato di diritto, garanti dei diritti dei cittadini, della giustizia e della solidarietà possono difendere e promuovere il diritto dei cittadini, di tutti i cittadini, alla salute, alla vita. Inoltre, a livello internazionale e mondiale, il diritto alla salute di tutti deve essere di competenza primaria dell’Organizzazione Mondiale della Salute, agenzia specializzata dell’ONU e non dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, organizzazione indipendente dall’ONU e dominata dai poteri commerciali, industriali e finanziari più forti specie privati. Fatto paradossale da cambiare, le regole dell’OMC sul commercio della proprietà intellettuale (i trattati TRIPs) prevalgono per il momento, anche nel campo della salute, sulle disposizioni dell’OMS.
L’urgenza
Il 4 febbraio si terrà una riunione informale del gruppo TRIPs dell’OMC che nuovamente discuterà della proposta di sospensione provvisoria dei brevetti in vista della riunione ufficiale del Consiglio generale dell’OMC, l’organo supremo di decisione dell’OMC, che si terrà dal 3 al 4 marzo prossimo. La riunione informale del 4 febbraio riveste una grande importanza perché è l’ultima occasione, prima del Consiglio Generale di marzo, di promuovere un’inversione di marcia da parte dell’UE in materia di brevetti. I governi dell’Italia e della Germania devono dimostrare con forza che vogliono restare coerenti con le loro affermazioni ed i loro impegni. Non possono accettare un ennesimo rigetto della proposta di sospensione provvisoria.
Proposizione 5
Il primo ministro italiano Conte e la cancelliera tedesca Merkel sono stati tra i dirigenti politici occidentali più espliciti in sostegno della tesi che i vaccini anti-Covid-19 devono essere dei beni pubblici. Ora, i brevetti sui vaccini li rendono essenzialmente e esclusivamente dei beni privati. Il fatto che i governi comprino a suon di miliardi di euro i brevetti di proprietà delle multinazionali per poi distribuirli nei loro Paesi non li rende “beni pubblici”. I brevetti costituiscono uno dei fattori strutturali chiave che impediscono di raggiungere l’obiettivo “nessuno sarà lasciato da parte”. Pertanto rivendichiamo, come cittadini, a Conte e Merkel di essere coerenti alle loro dichiarazioni e di dare mandato ai rappresentanti ufficiali dei loro governi in seno all’UE di approvare al prossimo consiglio generale dell‘OMC la risoluzione in favore della sospensione provvisoria e, a tal fine, con urgenza, di dare istruzione ai loro rappresentanti alla riunione informale del 4 febbraio di agire in questa direzione lasciando quindi la questione aperta per esame e decisione finale del Consiglio Generale di marzo.
Ricordiamo che gli oppositori alla sospensione provvisoria cercano di evitare che la questione arrivi ancora aperta irrisolta, al livello di quest’ultimo perché a questo livello le decisioni sono prese a maggioranza dei 2/3 degli Stati membri e non più all’unanimità com’è il caso del Consiglio Generale dell’OMC -TRIPs. Al momento, la proposta della sospensione provvisoria ha ricevuto il sostegno di più di 120 Paesi membri sui 162 dell’OM. Basta con l’ipocrisia, governi dell’UE!