L’ALTRA AGENDA La conoscenza. Al centro del potere, della disuguaglianza e dell’ingiustizia

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L’obiettivo

Costruire una comunità di vita globale passando dall’“io” che imprigiona al “noi” che libera

Sintesi e proposte

 

Documento basato su testo presentato da Riccardo Petrella.

Fontaine de Vaucluse (F), 25 novembre 2021, modificato e aggiornato il 10 gennaio 2022 a seguito di commenti e proposte di altri membri del gruppo di promozione del progetto L’Altra Agenda.

Contenuti

Introduzione

 

Parte A. Analisi dell’agenda dei dominanti

I dominanti

Principi fondatori e credenze

Obiettivi prioritari e sistema di dominazione

I principali strumenti di potere

Le narrazioni dei dominanti sulla conoscenza…

Il mondo S&T, previsioni e aspettative dei dominanti

 

Parte B. L’agenda degli abitanti della terra

Il popolo della terra

L’etica di base dell’Altra Agenda

Principi fondanti, credenze

Obiettivi prioritari, cooperazione e condivisione

Proposte. Azioni principali per la trasformazione

 

Appendice. Un confronto tra l’agenda dominante e l’altra agenda

 

INTRODUZIONE

Il progetto L’Altra Agenda

Tutto è iniziato con l’obiettivo di una mobilitazione internazionale per una politica di salute pubblica globale in occasione del G20 2021 in Italia.

L’obiettivo non era quello di chiedere qualcosa al G20. Non ce n’è bisogno. Ma per mostrare la nostra grande indignazione, per denunciare la criminalità delle politiche dominanti e per diffondere le nostre proposte incentrate sull’abolizione dei brevetti sulla vita (e sull’intelligenza artificiale) e per un’altra politica della conoscenza, bene comune pubblico degli abitanti della terra. Un bene comune globale che è diventato proprietà privata, uno strumento potente di predazione della vita nell’interesse dei gruppi sociali dominanti.

All’origine di questa mobilitazione sono state le associazioni Tranform!europe e Agorà degli Abitanti della Terra. Dalla loro alleanza, e dalla partecipazione di altri gruppi come il gruppo di Venezia (Paolo Cacciari) e il movimento femminista (Nicoletta Pirotta), è nata la stesura del Memorandum dei cittadini, un tentativo di posizionamento umano-politico di base per i cittadini stessi (vedi www.agora-humanité.org).

Sulla base del Memorandum, il progetto Altra Agenda è decollato: manifestazioni di piazza si sono svolte a Liegi, Bruxelles, Roma, Venezia, Matera, il 18 maggio alla vigilia del G20 mondiale della salute a Roma. Poi, grazie al sostegno del gruppo parlamentare La Sinistra al Parlamento Europeo e del Partito della Sinistra Europea, una serie di seminari internazionali e una conferenza internazionale a distanza hanno avuto luogo a fine settembre e fine ottobre 2021. Abbiamo anche pubblicato un video di 34 minuti con interventi di una trentina di artisti di tutto il mondo, intitolato “The Other Agenda” (vedi www.agora-humanité.org).

Il 27 novembre abbiamo potuto presentare una versione del documento The Other Agenda. al Forum europeo delle forze alternative e progressiste.

Con la presente versione, il lavoro socio-politico entra nella sua vera fase di mobilitazione trasformativa. La rotta è tracciata: denunciare l’irresponsabilità criminale dell’Agenda dei dominanti e iniziare un percorso a lungo termine in cui i cittadini che aderiscono agli obiettivi dell’Altra Agenda, l’Agenda degli Abitanti della Terra, lotteranno per aprire nuovi orizzonti per la costruzione di una comunità globale di vita giusta, solidale e pacifica, tre aggettivi realizzabili.

Ringraziamenti

Il documento è il risultato di un lavoro collettivo realizzato durante due seminari internazionali e una conferenza internazionale, tutto online. Diverse persone hanno partecipato. Ringraziamo in particolare Roberto Musacchio (I), Roberto Morea (I), Paolo Ferrero (I), Paolo Cacciari (I), Cornelia Hildebrand (D), Marga Ferré (E), Roberto Mancini (I), Heinz Bierbaum (D), Joao Caraça (PT), Nicoletta Pirotta (I), Mary Theu Niane (Senegal), Manon Aubry (F), Marc Botenga (B), Paola De Meo (I), Alassane Ba (F) Marcos P. Arruda (BR), Armando De Negri (BR), Luis Infanti de la Mora (CL), Hélène Tremblay (CND-Québec), Oumu Kane (Ruanda), Maria Palatine (D), Pietro Pizzuti (B), Bernard Tirtiaux (B), Pierre Galand (B), Moema Viezzer (BR), Anibal Faccendini (ARG), Lucie Sauvé (CND-Québec).

 

Parte A. Analisi critica dell’Agenda del dominanti

I dominanti

Per “dominanti” intendiamo quei gruppi sociali che, più di altri gruppi, hanno il potere politico (ideologico, economico, militare, sociale, culturale) di definire e imporre i valori comuni e i principi fondanti della convivenza, dettandone le regole; di fissare gli obiettivi e le priorità da perseguire; di controllare e giudicare il rispetto delle priorità e delle regole; di dirimere i conflitti e sanzionare le trasgressioni; di dirigere gli stili di vita delle popolazioni su scala globale.

Attualmente, i dominatori si trovano principalmente nei paesi cosiddetti “occidentali” del “Nord”, soprattutto a causa del loro potere economico, militare e ideologico, che si riassume nel fatto che il loro sistema di “capitalismo di mercato” è la forma più diffusa di “sistema dominante” nel mondo.

I principali soggetti dominanti sono degli Stati come USA, Germania, Francia, Giappone, Regno Unito, Svizzera, Italia, Canada e, per altri versi, Russia, Cina, India, Brasile, e soggetti come i Glocos (aziende globali come le GAFAM, le Big Pharma, le compagnie petrolifere e minerarie, i grandi gruppi di distribuzione commerciale…) e la Big Finance (un ristretto numero di banche globali, i tre principali fondi di investimento globali, le borse valori…). Naturalmente, le organizzazioni religiose come i buddisti, gli indù, i confuciani, i mussulmani, i cristiani e i cattolici… fanno anch’esse parte dei gruppi dominanti, ma a livelli diversi da quello politico, direttamente.

La doppia novità rispetto a 60 anni fa è che, da un lato, il potere di dominio (in breve, il potere “politico”) non è più la prerogativa degli Stati, dei poteri pubblici. Questo potere è più nelle mani di soggetti privati “non statali”, come le imprese multinazionali, multiterritoriali, multisettoriali globali, in guerra permanente per il potere e la sopravvivenza. Inoltre, Il potere di dominio non si basa più principalmente sulla sovranità (proprietà e controllo) delle risorse naturali e della popolazione, ma sull’appropriazione e il controllo della conoscenza, specialmente quella scientifica e tecnologica, “creatrice” di un nuovo universo di beni, prodotti e servizi praticamente sconosciuti 60 anni fa.

Così, il dominio si esercita attraverso diversi nuovi meccanismi e modalità, ma anche attraverso il rafforzamento e l’esacerbazione di “vecchi” meccanismi e modalità. “Pensiamo al patriarcato, al razzismo, al principio di disuguaglianza, alle autocrazie, alla cancellazione delle libertà, all’impennata del primato dell’io e delle identità centrate su molteplici “io” totalitari, escludenti, bellicosi, conquistatori. Questo, a scapito e annientamento del “noi”, il “noi” collettivo, comune, aperto, plurale, cooperativo… Vedi, in merito, la prima parte del Memorandum dei cittadini.

L’Agorà degli abitanti della Terra è un’“associazione” di persone che si è formata nel 2018 in opposizione alla società e alla storia dell’ “io” ed è basata sul principio che noi, esseri umani, siamo tutti – al di là di certe specificità di gruppo (sesso, età, colore della pelle, lingua, credenze…) – parte di un “noi”, l’umanità, che per noi è il soggetto principe del mondo.

Principi fondanti. Credenze

Secondo la visione dominante, lo scopo della creatività umana, sia individuale che collettiva, è quello di perseguire la crescita economica, dalla quale – sostengono – lo sviluppo deriva la sua forza e sostenibilità.

La conoscenza scientifica e tecnologica è la fonte della crescita economica e del benessere materiale e immateriale delle società. È diventato il fattore chiave alla base del potere economico, della forza e della sicurezza delle popolazioni. La sua proprietà e il suo controllo, dicono, garantiscono la sovranità dei popoli. In realtà, pensano soprattutto alla loro sovranità.

La libertà e la proprietà privata dei beni essenziali per la crescita economica e la prosperità personale e collettiva sono, stimano, diritti fondamentali che hanno la precedenza sugli altri. Sono i due pilastri centrali di qualsiasi società che voglia governare il suo futuro.

Lo sfruttamento del lavoro e la pretesa “naturalità” della divisione in classi della società sono fenomeni strutturanti dell’organizzazione delle società. L’assolutizzazione della gerarchia basata sulla diversità dei ruoli sociali delle diverse funzioni lavorative è la base costitutiva delle gerarchie economiche e di potere.

La governance economica, soprattutto su scala globale, è la chiave di volta del sistema di governance politica globale basato sul ruolo prioritario dei “portatori d’interesse” (stakeholders). A nostro avviso, però, la governance globale degli stakeholders è la negazione della democrazia.

I dominanti considerano che la povertà è sempre esistita. Così come la disuguaglianza. Così come la guerra. Considerano che sono fenomeni legati alla natura umana, all’egoismo, alla tendenza di alcuni a dominare, di altri ad arricchirsi, al razzismo, alla xenofobia. L’obiettivo realistico e pragmatico è quello di ridurre la portata di questi fenomeni e mitigarne gli effetti.

Obiettivi prioritari, meccanismi di dominio

L’innovazione tecnologica, la tecnologizzazione e artificializzazione della vita, di tutte le forme di vita, attraverso l’intensificazione e l’applicazione dei progressi scientifici in tutti i campi (vita, energia, materiali, intelligenza) è la parola d’ordine principale. L’attenzione alla digitalizzazione riassume la tendenza dominante verso una tecnologizzazione senza limiti.

La competitività economica in mercati sempre più globalizzati è “naturale” e inevitabile nel contesto di una “guerra economica permanente” di tutti contro tutti. Dipende dalla capacità di innovazione tecnologica e dal potere finanziario delle parti interessate. Solo il più forte sopravvivrà.

Ottimizzare la redditività finanziaria. La finanza è la madre del valore delle cose (beni e servizi). Tutto ciò che è finanziariamente redditizio ha un valore, e per questo, il denaro sarà disponibile. Tutto ciò che non è redditizio non ha importanza.

I (principali) strumenti di potere

Il mercato cosiddetto “competitivo”, di fatto oligopolistico o addirittura monopolistico, è considerato il regolatore “naturale” ottimale dello scambio di beni e servizi e, quindi, dell’economia e delle relazioni sociali. Tutti gli scambi devono essere “di mercato”.

La competizione tra lavoratori a livello locale e globale è voluta e organizzata dalla competizione tra aziende e territori dai grandi gruppi multinazionali.

L’ingegneria finanziaria, sempre più concentrata a livello globale, altamente tecnologica, dissociata dall’economia reale, indipendente dalla politica statale, diventa essa stessa politica. Liberata dalle regolamentazioni pubbliche politiche ed economiche, ha abbattuto le differenze funzionali tra soggetti finanziari (banche, casse di risparmio, assicurazioni, fondi di investimento…) e le frontiere territoriali.

Brevetti, diritti di proprietà intellettuale privata. Questo è attualmente lo strumento più potente che permette alle imprese private, soprattutto alle multinazionali, di diventare proprietari per 17-20 anni delle conoscenze alla base della progettazione e produzione di beni e servizi nel campo degli organismi viventi (semi, piante, animali, microbi, esseri umani, ecc.) e dell’intelligenza artificiale. Basta pensare ai dibattiti sui brevetti sui vaccini e sui sistemi intelligenti, sui soldati robot e sui droni per rendersi conto del potere basato sui brevetti.

La monetizzazione della natura (dare un prezzo a qualsiasi elemento del mondo naturale), rilanciata con forza alla fine di ottobre 2021 dalla Borsa di New York, è necessaria e irreversibile per garantire alle imprese la disponibilità delle risorse indispensabili alla crescita economica in una situazione di scarsità quantitativa e qualitativa delle risorse naturali.

 L’educazione è soprattutto un sistema di formazione delle risorse umane nelle conoscenze e competenze di cui le imprese private hanno bisogno per mantenere e rafforzare la loro competitività internazionale.

Narrazioni dominanti sulla conoscenza

Il concetto di “conoscenza” è ridotto a quello di “scienza e tecnologia” (S&T).

La “scienza” è intesa principalmente come “scienza esatta”. Così la tecno-logia ha sostituito il termine “tecnica” per indicare la crescente dipendenza della tecnica dalla scienza.

Qualsiasi altra forma/espressione di conoscenza, per esempio quella delle popolazioni cosiddette “indigene”, è considerata “locale” o di nessun valore per il sistema globale.

È stata imposta una visione tecno-scientifica deterministica del “progresso” e della vita. Ogni cambiamento inizia con il “progresso” scientifico che porta al progresso tecnologico che genera il progresso economico. Da questi segue il progresso sociale e, in definitiva, il progresso umano. In altre parole, per i gruppi sociali dominanti, non c’è progresso umano senza progresso scientifico!

L’innovazione che “cambia il mondo” è quella tecnologica ed economica.

L’innovazione sociale, culturale, politica e umana deve essere strettamente legata alla prima, e in ogni caso non può essere in conflitto con la seconda, altrimenti sarà irrealistica e impraticabile.

Tutto, ogni forma di vita, è una risorsa da “valorizzare” per far progredire il “progresso economico”, misurato in termini di crescita del PIL e di redditività del capitale. Tutto, compresi gli esseri umani, è trattato come una risorsa per l’economia.

La mercificazione della vita e l’imperativo della competitività tra le imprese a livello dei mercati mondiali più redditizi hanno dato un potente impulso alla privatizzazione di tutte le attività economiche, con il capitale privato globale che trova in tale contesto enormi nuove opportunità di profitto.

La scientificizzazione e la tecnologizzazione dell’economia ha spinto i gruppi economici dominanti a interessarsi maggiormente al controllo della produzione e dell’uso scientifico e tecnologico, e di conseguenza alla loro proprietà.

La privatizzazione della scienza, della R&S (Ricerca & Sviluppo) e dell’innovazione tecnologica attraverso i brevetti, con il sostegno finanziario degli Stati, è stato lo strumento chiave con cui i soggetti privati si sono impadroniti del potere di regolazione e di controllo reale della vita.

La concessione di diritti di proprietà intellettuale privata sulla conoscenza rimarrà probabilmente la forma più potente e paradigmatica dell’attuale conquista del potere politico da parte di soggetti privati. Legalizzati da una decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1990 e dall’Unione Europea nel 1998, i brevetti sulla vita hanno scatenato un’enorme ondata di appropriazione privata della vita da parte di soggetti privati: prima a livello di semi e OGM, soprattutto farmaci e annessi, poi a livello dell’immenso mondo aperto dell’intelligenza artificiale.

L’università, il principale campo di creatività nella ricerca e nell’educazione, ha cessato di essere un campo libero. Le sue attività di ricerca sono state colonizzate dal mondo degli affari e della finanza, con l’accordo dei poteri pubblici, in nome del principio “prima brevettare, poi pubblicare”. La conoscenza accademica non è più un bene pubblico comune ma uno strumento di guerra per la competitività globale delle imprese.

Lo stesso vale per l’educazione che è stata ridotta a un grande sistema di formazione delle risorse umane per acquisire le conoscenze e le competenze di cui le imprese hanno bisogno per mantenere e migliorare la loro competitività sui mercati globali.

Tutto ciò ha trasformato la natura e le modalità concrete delle nozioni di sicurezza “nazionale”, sicurezza energetica, sicurezza alimentare, sicurezza idrica, sicurezza militare. Tutta l’attività scientifica e tecnologica è vista come uno strumento strategicamente importante al servizio degli interessi del più forte.

Dietro la parola ‘sicurezza nazionale’ si nasconde in realtà la sicurezza degli interessi economici e di potere delle oligarchie private ‘locali’ globalizzate, e non l’interesse generale, il bene comune di tutti i membri della comunità globale della vita sulla Terra.

La militarizzazione dell’economia, specialmente attraverso la militarizzazione “strategica” della conoscenza, è un indicatore di un grande cambiamento nelle nostre società. Le guerre degli algoritmi, le guerre dei semi, le guerre dei vaccini… sono pratiche sociali collettive imposte dai dominanti. Hanno ridotto la vita, ancora una volta, a spazi di rivalità per la sopravvivenza. L’altro è il nemico.

In questa “società basata sulla conoscenza” e “economia guidata dalla conoscenza” non c’è spazio per i diritti umani universali o per i diritti della “natura”. Né c’è corresponsabilità per alcuni beni e servizi essenziali per la vita e la convivenza, come l’acqua, l’aria, i semi, l’energia solare, la salute, il cibo.

La “naturalità” della gerarchia sociale, data come la migliore e più efficiente forma di organizzazione sociale, espressione chiave di un’antropologia disuguale; serve come ideologia che legittima tutte le disuguaglianze (economiche, sociali, democratiche, culturali, politiche…).

Il mondo S&T secondo le previsioni e le aspettative del dominante

La tabella 1 è tratta dal lavoro svolto dalla NATO sull’emergere di significative tecnologie dirompenti negli anni 2020-2040. Illustra concretamente le concezioni dei cambiamenti più importanti che altereranno il sistema S&T e, di conseguenza, l’attuale sistema economico e politico globale, secondo le “aspettative” del mondo tecno-scientifico dominante.

Come si può vedere, i “dati” (Big Data) sono fortemente in primo piano. È attraverso di essi, si sostiene, che si crea denaro/ricchezza. È anche la base su cui si costruisce il potere. È sorprendente che il punto di partenza dell’antropologia della nostra civiltà, secondo i dominanti, siano i “dati”. Non è più “In principio erat verbum”. “La parola” (ciò che si dice, ciò che si esprime…) non è più il primo atto della creazione, della conoscenza.

Quindi, logicamente, l’Intelligenza Artificiale viene subito dopo “dati”. La padronanza, il controllo e l’uso dei dati sono diventati strategicamente importanti per la costruzione, la proprietà e l’uso esclusivo di questo enorme mondo in espansione di macchine e sistemi operativi cosiddetti “intelligenti.

Questo mondo è sempre più impostato in modo libero, non regolamentato, “autocertificato”. Ci sono modesti tentativi di introdurre regolamenti pubblici, senza molto successo. Per chi è al potere, l’intelligenza artificiale è come la finanza. Deve essere libero, deve crescere e affermarsi liberamente. Pensiamo, a questo proposito, al ruolo cruciale giocato dai diritti di proprietà intellettuale privata, in particolare attraverso i brevetti sugli algoritmi. Non solo nel campo militare, ma anche, come la popolazione mondiale sta scandalosamente sperimentando, nel campo della salute.

Significativo, ma non sorprendente, è il terzo posto attribuito all’autonomia. Nel contesto dell’artificializzazione della vita, l’autonomia (il potere di decidere per se stessi) degli umani e, se non ancora di più in futuro, delle macchine, sta diventando il “problema” critico da tutti i punti di vista.

Da qui le sfide sollevate dalla “capacità” di autonomia decisionale degli esseri umani (individui, gruppi umani, comunità umane, imprese, autorità locali, Stati…), dalle loro relazioni con le macchine intelligenti, e dalle relazioni tra le macchine stesse e tra sistemi di macchine autonome. La finanza high-tech (per esempio, robot di consulenza finanziaria e transazioni ad altissima velocità, al milionesimo di secondo) sta dimostrando la potenza di trattamento dei dati e, allo sesso tempo, la sua inutilità perché opera con tempi e su spazi non umani, non sociali. Anche per queste ragioni, la digitalizzazione universale, la prediletta dei dominanti, non è affatto la soluzione ma sta diventando il problema.

Se si volesse sintetizzare il più possibile, si potrebbe dire che l’importanza assunta dal principio/obiettivo dell’autonomia per il sistema S&T dominante rappresenta il maggior punto di rottura delle mutazioni in corso introdotte e ricercate dall’agenda dei dominanti: l’artificializzazione della vita da parte di macchine autonome rispetto agli umani indica che i dominanti stanno pensando di attribuire il maggior valore alla vita della Terra a quella prodotta dalle macchine e non dagli esseri umani. Sottovalutare questa tendenza significa perdere la capacità di anticipare le distopie che potrebbero emergere.

Al quarto, quinto e sesto posto, vengono tre aree di potente valore strategico in una prospettiva a lungo termine, ma che hanno già una notevole influenza sulle configurazioni dei grandi sistemi tecno-scientifici e industriali-commerciali esistenti. Queste sono il quantum, lo spazio, le tecnologie ipersoniche.

Il campo dei quanti è ancora poco conosciuto dal grande pubblico. Non è meno decisivo per gli attori dominanti perché la generazione di computer quantistici, che operano sulla scala della fisica atomica e sub-atomica, sostituirà i computer attuali nei prossimi 5-10 anni. Questa è una grande svolta “industriale”. La questione è sapere chi, e come, guiderà questa “riconversione industriale”, se si pensa che gli attuali leader sono incapaci di realizzare una “riconversione” energetica nell’interesse della popolazione mondiale e della vita del pianeta?

Si parla molto dello spazio, soprattutto come “luogo” di nuove grandi avventure umane. In realtà, queste narrazioni “bibliche” sono un tentativo mal celato di addolcire la pillola, cioè la corsa a capofitto verso l’ignoto da parte delle potenze dominanti le quali annunciano l’inevitabilità delle “guerre spaziali” e quindi la priorità di investire nella conquista dello spazio con lo stesso spirito della conquista del Far West americano. Sono degli irresponsabili!

i viaggi turistici privati nello spazio dei miliardari americani rivela la miseria culturale, sociale e umana di una società che si proietta nel futuro come una società altamente tecnologica che valorizza lo sfoggio, l’apparire, piuttosto dell’essere! Nei prossimi anni alcune centinaia di miliardari festeggeranno i loro matrimoni e divorzi nello spazio nel mentre alcuni milioni di bambine e ragazze continueranno a fare 6-10 km al giorno con delle bombole in testa per andare, in Africa, in America latina, in Asia, a cercare l’acqua potabile. Inammissibile.

Il campo dell’ipersonica è l’unico dei campi evidenziati che è chiaramente di grande importanza per le applicazioni militari in questa fase. La visione dominante della conoscenza in questo settore è come impedire al nemico di guadagnare posizioni vantaggiose, e per il resto, tutto si concentra sulle questioni delle piattaforme e della propulsione.

Infine, ma non meno importante, troviamo le biotecnologie al settimo posto e i nuovi materiali all’ultimo posto. Questi sono due campi che, insieme ai dati e all’intelligenza artificiale, sono stati e rimangono i principali generatori delle “rivoluzioni scientifiche e tecnologiche” degli ultimi 40 anni. Non è un caso che chiudano l’universo della conoscenza S&T su cui i dominanti affermano di derivare il loro potere e, soprattutto, la loro pretesa di legittimità per essere al potere.

Tutti i grandi dibattiti politici, sociali ed etici hanno ruotato intorno alle tre aree menzionate, incentrate sul vivente (biotecnologia, OGM, predazione della vita da parte della chimica sintetica, brevetti sui vaccini, ecc.), sul lavoro umano (robotizzazione, brevetti sull’intelligenza artificiale, realtà virtuale, ecc.) e sulla salute della vita sulla Terra (pesticidi, plastiche, pfas, grandi dighe, gigantesche navi container ed enormi navi da crociera).

Questa configurazione del sistema della conoscenza in otto spazi mostra chiaramente la visione tecno-scientifica deterministica e oligarchica della vita e del mondo. Secondo i dominanti, la vita non è per tutti sulla Terra perché, credono, le capacità di autosufficienza (e di resilienza) sono necessariamente ineguali. Né le decisioni sul futuro del mondo appartengono allo spazio creativo e cooperativo di tutti gli abitanti della Terra, perché l’accesso alla conoscenza e l’appropriazione dei beni essenziali alla vita sono, secondo loro, inevitabilmente diseguali, squilibrati, elitari.

I dominanti non potevano offrire una ragione più convincente per la necessità di uno sconvolgimento. Abbiamo bisogno di un’Altra Agenda, un’agenda radicalmente alternativa capace, attraverso i suoi processi di costruzione, di far crollare l’attuale immenso edificio di violenza, ingiustizia e predazione/spoliazione della vita.

L’Altra Agenda è indispensabile.

B. L’altra agenda, l’agenda degli abitanti della Terra

Gli abitanti della Terra

Noi esseri umani non siamo gli unici abitanti della Terra.

Siamo anche tra gli ultimi ad averla abitata. Milioni di specie viventi l’hanno abitata molto prima di noi.

Siamo parte integrante della vita della Terra, della Natura., della sua creazione, della sua evoluzione. Non siamo al di fuori della natura. Apparteniamo alla natura Siamo una specie vivente che è riuscita a migliorare la sua capacità di esistenza, resistenza, adattamento e resilienza nel corso dei millenni. Tanto che oggi siamo l’unica specie capace non solo di modificare ma anche di distruggere la totalità delle forme di vita della Terra.

Da questa constatazione deriva, tra l’altro, la presa di coscienza che siamo anche l’unica specie capace di essere responsabile della vita della Terra. La nostra “sopravvivenza” e la nostra “salute” dipendono dall’insieme della vita della Terra. L’artificializzazione della vita non è una soluzione ma parte del problema. Abbiamo l’obbligo di salvaguardare, conservare e curare la vita.

Poiché la natura stessa della vita è il suo rinnovamento naturale, il nostro primo imperativo vitale è assicurare la rigenerazione della vita. Il contrario è un crimine contro la vita.

Così la conoscenza, inclusa la S&T, non può essere concepita e applicata come uno strumento per gli umani per fare violenza alla natura o distruggerla. In questo senso, il principio “chi inquina paga” è un’aberrazione. “Non inquinare” è giusto e ragionevole.

Gli esseri umani ne sono consapevoli da circa 50 anni e hanno iniziato a elaborare e definire le basi e i principi giuridici dei diritti della natura. L’esempio positivo dei fiumi cui in alcun i paesi del mondo (per il momento solo nella Nuova Zelanda, in India, in Colombia) è stata attribuita una soggettività giuridica, mostra che i diritti umani alla vita non possono essere fattori di negazione dei diritti delle altre specie viventi.

Allo stesso tempo, siamo obbligati a riaffermare che come esseri umani siamo tutti parte della stessa comunità di vita globale, l’umanità. Questo al di là delle differenze di colore, credenze e visioni del mondo specifiche di questo o quel gruppo o comunità locale.

Oggi, l’americano bianco vive con la paura e l’orrore di perdere la supremazia del potere mondiale che i suoi anziani hanno acquisito con la forza, la schiavitù, il potere militare e la colonizzazione del mondo. Ma l’americano bianco non è un “essere umano” né superiore al lavapiatti afro-brasiliano di un Pizza Hut di Chicago che guadagna una miseria, né diverso dall’operaio giallo cinese di Huawei che minaccia il potere globale di Apple. Attualmente, ci sono molti, troppi, EBA (Equivalenti Bianchi Americani”) tra le popolazioni dei paesi occidentali, ma anche, mutatis mutandis, in Russia, India, Cina, Medio Oriente e, meno significativamente, Africa.

Il dovere di cambiare spetta principalmente alle EBA del mondo occidentale. Una minoranza numerica su scala globale, ma che ha ancora un potere enorme, destabilizzante e devastante per sconvolgere l’umanità. L’esempio delle disuguaglianze volute e mantenute nel campo dei vaccini contro il Covid-19 e del diritto “universale” alla salute, mostra in modo forte da cosa e da chi dobbiamo ripartire per il diritto alla vita sulla nostra Terra. Ricordiamoci che entro un quarto di secolo più di 9 miliardi di esseri umani dovranno vivere insieme in dignità e con pari diritti.

Occorre ripartire dall’ineguaglianza nel mondo in tutte le sue molteplici dimensioni! Drammatiche, di cui il livello d’impoverimento in termini di inuguaglianza di reddito e di ricchezza costituisce l’indicatore più significativo sul piano concreto umano e sociale

Il World Inequality Report 2022 non lascia alcun dubbio sull’indispensabilità di ripartire dallo sradicamento dell’inuguaglianza nel mondo.

Figure 1. Disuguaglianza mondiale di reddito e di ricchezza

La figura 1 mostra in maniera eclatante che il 50% della popolazione mondiale più povera (più di 3,6 miliardi di persone) ha preso nel 2021l’8% del reddito mondiale e il 2% della ricchezza mondiale nel mentre il 10% più ricco ne ha preso il 52% e il 76%. Da solo l’1% più ricco della popolazione ne ha “catturato” il 19% ed il 36% rispettivamente.

Si tratta di cifre incredibili relative a miliardi di esseri umani. I numeri parlano della brutalità infinita dei dominanti e dell’indecenza cinica delle attuali società umane. Non c’è nessun’altra ragione più importante e pressante dell’ingiustizia strutturale rappresentanza dalla negazione della vita espressa dall’inuguaglianza.

Un secondo dato è di fondamentale rilevanza nell’ottica dell’Altra Agenda. Negli ultimi 50 anni, v’è stato un aumento considerevole della parte della ricchezza privata nella ricchezza mondale a fronte di un declino notevole della ricchezza pubblica. I privati si sono impadroniti della ricchezza mondiale. La ricchezza del mondo non è più una “res publica”!

 

Non è detto, però che il futuro sia definitivamente bloccato dentro le logiche dei dominanti. Tra le altre evidenze, v’è l’eccezionale lavoro di ricerca antropologica realizzato da David Graeber ed il suo collega David Wengrow, e pubblicato di recente con grande successo di critica e di pubblico nel libro The Dawn of everything. A new history of Humanity. Gli autori dimostrano che non v’è alcuna “inevitabilità naturale” dei sistemi sociali. Ciò vale anche per la pretesa naturalità ed inevitabilità della disuguaglianza. I fattori strutturali che generano ed alimentano l’inuguaglianza possono essere sradicati.

La rigenerazione della vita dell’umanità su altre basi è possibile.

L’etica di base dell’Altra Agenda

Non siamo sulla Terra per dominare sugli altri esseri umani né per conquistare e sottomettere altre specie viventi ai nostri bisogni e desideri.

Crediamo che l’organizzazione della vita in comune tra tutti gli abitanti della Terra (tutte le specie viventi) non può, non deve, essere ispirata e guidata dalla logica del potere, del dominio e della violenza.

Non crediamo che “solo i forti sopravvivranno”.

È inammissibile, da tutti i punti di vista, che il diritto alla vita in dignità e uguaglianza per tutti gli esseri umani non sia una realtà concreta 73 anni dopo la Dichiarazione universale dei diritti umani. Crediamo che alla radice di questa situazione inaccettabile ci sia la responsabilità di un sistema sociale strutturalmente predatorio della vita che negli ultimi decenni si è imposto in tutto il mondo, ha mistificato (che si pensi al diritto al lavoro, alla lotta contro l’impoverimento o allo sviluppo sostenibile) e poi ha calpestato la maggior parte dei progressi umani e sociali fatti durante il XIX e XX secolo.

Crediamo che la predazione della natura e lo sfruttamento del lavoro siano due facce violente della stessa medaglia. Pertanto, lo sradicamento di questa violenza richiede la liberazione del lavoro e la costruzione di una relazione armoniosa tra gli esseri umani e tutta la natura.

Non c’è alcuna ragione per accettare le attuali disuguaglianze e ingiustizie. Il diritto alla vita per tutti deve essere garantito hic et nunc. Il pragmatismo è la madre delle distopie.

Come la pandemia di Covid-19 ha dimostrato, il fatto che miliardi di persone siano escluse dall’accesso ai vaccini e ad altri mezzi di lotta contro la pandemia è dovuto soprattutto all’ingiustizia delle società più forti e più ricche del mondo. Società che negli ultimi anni hanno raggiunto un livello di disuguaglianza pari a quello dell’inizio del XIX secolo!

Lo stesso vale per il fatto che miliardi di persone continuano a non avere accesso all’acqua pulita. Questo non è dovuto alla crescente scarsità di acqua di buona qualità per uso umano, ma principalmente alle scelte e alle politiche perseguite dai gruppi sociali dominanti.

Se Siriani, Curdi, Iracheni, Libanesi e Palestinesi muoiono o vivono in condizioni intollerabili, è a causa delle guerre condotte dai potenti del mondo, guidati dagli Stati Uniti, per salvaguardare il loro potere, i loro interessi, la loro capacità di dominare e di impadronirsi della ricchezza altrui.

Infine, non c’è inevitabilità nella distruzione della vita della Terra. Il disastro ecologico della Terra continua perché i gruppi sociali dominanti nei paesi più forti non sono in grado di risolvere i problemi che hanno creato. Questa incapacità deriva dalla loro convinzione che il diritto alla vita non appartiene a tutti gli abitanti della Terra e che l’unico obiettivo che vale la pena perseguire è la propria sopravvivenza (con l’alibi della “sicurezza nazionale”). Quel che conta è impadronirsi e tenere sotto il loro controllo i potenti mezzi tecnologici e finanziari.

Crediamo che l’umanità esiste come coscienza della comunità degli esseri umani come parte integrante della comunità globale della vita sulla Terra, incluse tutte le specie viventi.

Questa recente consapevolezza della comunità globale della vita sulla Terra ci porta a credere che uno dei primi compiti dell’umanità di oggi è lavorare per intrecciare le lotte contro lo sfruttamento e per la giustizia sociale con la costruzione dell’umanità come parte integrante della comunità globale.

Nel corso del tempo, gli esseri umani si sono dotati, soprattutto a livello delle organizzazioni degli stati cosiddetti “nazionali”, di molti beni comuni (naturali e artificiali, materiali e immateriali…) essenziali e insostituibili per la vita. Nell’immaginario culturale, questi beni comuni facevano parte della vita della Terra, del mondo: aria, acqua, energia del sole, semi, conoscenza, salute, pace, ecc. Ancora oggi, appartengono, in linea di principio, alla vita, a tutti, …. nella solidarietà. Tuttavia, è ovvio che la cultura proprietaria/privata dell’economia dominante, il capitalismo di mercato, ha cambiato radicalmente le concezioni e le visioni della vita e del mondo. Quindi, l’Altra Agenda è per natura “sovversiva”, “eretica”, appartiene al mondo della resistenza al sistema di dominio e alla cultura della disuguaglianza.

È etico, giusto e indiscutibile affermar. che né il diritto alla proprietà privata, né la sottomissione alle logiche del mercato e della finanza speculativa, e tanto meno alle logiche dello sfruttamento del lavoro, possono diventare principi ispiratori dell’organizzazione e del governo dei beni comuni essenziali e insostituibili della vita.

Principi fondanti, credenze

La salvaguardia della vita di tutti gli abitanti della Terra, la sua conservazione, rigenerazione e promozione, costituisce il principale imperativo etico, politico, economico e sociale dell’umanità, nell’interesse di tutte le specie viventi.

Non esiste l’essere umano da una parte e la natura al servizio dell’uomo dall’altra. Gli esseri umani sono parte integrante della natura e della sua evoluzione. Attraverso le loro specificità, gli esseri umani sono responsabili delle loro condizioni di vita ma anche di quelle delle altre specie. Per questo motivo, è essenziale eliminare i fattori che generano divisioni di classe e riconoscere che siamo tutti abitanti della Terra e parte della stessa comunità terrestre globale senza discriminazioni di sesso, colore della pelle o classe. La Terra è la nostra casa comune

I diritti umani e i diritti degli altri organismi viventi (come le foreste, i fiumi, i laghi, gli ecosistemi…), sono diritti “costituzionali”. La salute di tutti gli abitanti della Terra è un indicatore della buona vita della comunità globale.

La vita, gli elementi essenziali e insostituibili per la vita, non possono essere oggetto di proprietà privata. Noi umani apparteniamo alla vita. Non ci appartiene. Ne siamo responsabili nell’interesse di tutti gli abitanti della Terra, perché “siamo ciò che abbiamo fatto insieme” (secondo il principio ubuntu delle società centrafricane).

Il primato dei diritti umani e della natura deve prevalere sul potere di una struttura tecno-finanziaria autocratica e globale che negli ultimi decenni ha imposto l’accesso ai beni e ai servizi essenziali guidato dal mercato.

L’impoverimento, la disuguaglianza dei diritti e la guerra sono il risultato di sistemi sociali ingiusti basati su privilegi, esclusioni, concezioni razziste, classiste e xenofobe.

Obiettivi prioritari, meccanismi di cooperazione e condivisione

I beni (e servizi) essenziali non sostituibili per la vita (come l’acqua, l’energia solare, l’aria, i semi, la salute, il suolo urbano, la conoscenza….) sono beni comuni pubblici globali, sotto la responsabilità diretta delle comunità umane e delle istituzioni pubbliche governate da rappresentanti eletti dai cittadini.

Il governo della vita, dalla scala locale a quella globale, deve essere pubblico, fuori dal mercato, dalla finanza privata, sotto il controllo e con la partecipazione diretta dei cittadini. L’autogestione decentralizzata, diversificata e condivisa è possibile. L’applicazione del principio dell’accesso equo ed a prezzo abbordabile ai beni e servizi essenziali deve essere fermata.

Applicato sistematicamente alle Agende delle Nazioni Unite – Agenda 2015 (“Gli obiettivi di sviluppo del millennio”) e Agenda 2030 (“Gli obiettivi di sviluppo sostenibile”) – questo principio non ha cambiato sostanzialmente la mancata realizzazione dei diritti universali. Figuriamoci gli obiettivi di sviluppo sostenibile in senso stretto. Questo principio è stato un fallimento clamoroso, in particolare in Africa, dove gli indicatori della popolazione del continente rimangono, ahimè, ben al di sotto degli obiettivi dichiarati. Pur essendo consapevoli della situazione dell’Africa, le potenze dominanti non sono in grado di fornire soluzioni se non quella di sottomettere ancora di più l’Africa alle regole del mercato e agli imperativi della finanza globale. Liberare l’Africa da questa sottomissione è urgente.

È anche urgente e indispensabile demonetizzare la natura, liberare le BCPC dal mercato azionario, fermare tutte le forme evidenti o nascoste di privatizzazione dei BCPM (come la delega al settore privato della gestione dei servizi pubblici o il PPP – Public-Private Partnership).

Lo sfruttamento del lavoro e la sua riduzione a merce devono terminare. Il lavoro deve servire a garantire il diritto alla vita di coloro che lo realizzano in rapporto armonico con le altre specie naturali.

La politica e lo Stato – res publica – devono essere rigenerati a) rivalorizzando i parlamenti e la democrazia diretta, svuotati di ogni sostanza da un sistema che ha privatizzato il potere politico, b) dando corpo a nuove forme di democrazia rappresentativa su scala internazionale e planetaria e c) promuovendo istituzioni politiche globali con un alto grado di autonomia con l’obiettivo di generare un potere politico istituzionale pubblico multiforme, la Comunità dell’Umanità.

Questo può essere raggiunto, tra l’altro, ripensando e ridefinendo il principio della sicurezza, in particolare, la sicurezza globale militare comune. In nome di una mistificata “sicurezza nazionale”, che significa solo la sicurezza degli interessi dei gruppi sociali dominanti all’interno degli stati, la scienza e la tecnologia sono state espropriate del loro contributo alla sicurezza della comunità globale della vita sulla Terra e sottoposte alla militarizzazione economica al servizio delle potenze coloniali del mondo, vecchie e nuove. In questo contesto, un esempio drammatico è quello che le potenze dominanti hanno fatto dell’Africa: un continente senza sicurezza in nessun senso della parola.

Proposte. Ridefinizione dei campi prioritari dell’azione umana nel campo della conoscenza e, più in generale, configurazione delle principali azioni necessarie per realizzare l’Altra Agenda, l’Agenda degli Abitanti della Terra

  1. Definizione dei campi di conoscenza prioritari

L’agenda dominante è ispirata da una visione riduttiva, deterministica e utilitaristica della conoscenza, riassunta nell’acronimo STS (Science-Technology-Society):

  • Riduttiva, perché la conoscenza è limitata alla scienza e alla tecnologia
  • Determinista, perché l’evoluzione delle società moderne è resa dipendente dal “progresso” della scienza e dell’innovazione tecnologica. L’acronimo STS stabilisce che all’origine c’è la Scienza, che genera e alimenta la Tecnologia, che a sua volta modella e struttura l’evoluzione, il cambiamento della Società.
  • Utilitaria, perché lo scopo della S&T è quello di migliorare la capacità degli esseri umani di agire in termini di valore dei beni e dei servizi che usano, e ogni conoscenza scientifica e nuova capacità tecnologica deve essere “redditizia” in relazione a tale obiettivo.

Così, il mondo statunitense ha introdotto la categoria degli STS Studies nel curriculum universitario dell’istruzione superiore in tutto il mondo a partire dagli anni ‘70.

L’altra Agenda, l’Agenda degli Abitanti della Terra, inverte l’ordine delle relazioni e parla di SST (Società-Scienza-Tecnologia). Questo non è un gioco di parole ma una visione diversa, cioè:

  • Olistica, tutto è in tutto, tutto è collegato, il tutto è vita, è “società”. Pensiamo all’acqua, alla salute La natura stessa della società è conoscere e conoscersi. La salute non è solo “medicina” e il suo valore non è nemmeno il prezzo.
  • Integrale. La conoscenza va oltre il lineare. Molto spesso, i principali cambiamenti in un campo scientifico e/o tecnologico provengono da rotture impreviste e/o intervenute in altri campi. Inoltre, i cambiamenti arrivano a grappoli, attraverso tempi multipli e in forme variabili.
  • Responsabile. La conoscenza e l’autocoscienza aumentano il senso della vita e il ruolo di ogni essere vivente e specie. La consapevolezza della responsabilità cresce, si espande e si intensifica attraverso la conoscenza. La coscienza dell’eco-cittadino planetario non è nata nelle sale delle piattaforme informatiche della finanza speculativa ad alta velocità, né potrebbe essere germogliata nelle menti e nelle azioni degli inquisitori. Né avrebbe potuto germogliare nelle menti degli azionisti delle aziende produttrici di glifosato o nelle menti degli ultra-razzisti bianchi americani come Trump.

Questa visione della conoscenza non è nuova. Già negli anni ‘60 e ‘80 si è manifestata in molteplici movimenti di opposizione, resistenza e proposte anche all’interno delle istituzioni del “sistema”. Si fa riferimento qui, in particolare, al progetto europeo Inter-University Education on Society-Science and Technology (ESST), di cui l’autore del presente documento (all’epoca direttore del programma FAST – Forecasting and Assessment in Science and Technology) e l’allora rettore dell’Università di Namur, Jacques Berleur, furono i primi promotori negli anni ‘90 L’iniziativa ESST è il risultato di un “patto” firmato da 16 rettori di università della Comunità Europea. Il suo obiettivo era, ed è tuttora, quello di promuovere una visione olistica delle interazioni e interdipendenze tra le molteplici componenti e dinamiche delle società attraverso le quali si modellano e si strutturano le molteplici sfaccettature della conoscenza e le relazioni di potere politico acquisite attraverso strumenti e sistemi tecnologici. Il programma ESST è ancora al lavoro in dodici paesi dell’UE. Non è sfuggito, purtroppo, ad alcuni degli effetti intossicanti della cultura e del potere dei dominanti. Vedere http://esst.eu/programme.

Oggi, molte cose sono cambiate, verosimilmente in peggio. L’approccio ESST originario si rivela ancora più pertinente e necessario soprattutto in una visione planetaria e trasformatrice.

Non sorprende, quindi, l’enfasi fondamentale da noi messa sul campo della vita, non sui dati, quale punto centrale dei cammini della conoscenza indispensabili per aprire nuovi orizzonti risolvendo i problemi critici in corso.

La Tabella 2 riflette una concezione integrale coerente della politica della vita attraverso il prisma della politica della conoscenza.

Da qui, l’importanza del campo della sicurezza globale, per tutti gli abitanti, esseri viventi, della Terra. Una sicurezza che va al di là, ad esempio:

sul piano fisico-militare: dell’assenza provvisoria di guerra, dell’equilibrio del terrore, del “si vis pacem para bellum” sul piano della salute: del “chi inquina paga”, della certezza del “rischio verificato”, delle manipolazioni genetiche per il profitto

sul piano socio-economico: della speculazione finanziaria, del lavoro precario, del primato al corto termine…

Alla luce della vita e della sua sicurezza, i cammini da percorrere riguardano essenzialmente il campo dei beni e dei servizi comuni mondiali. Le foreste come i bacini idrografici sono fondamentalmente dei beni comuni mondiali sotto la responsabilità pubblica a tutti i livelli di organizzazione sociale.

Inoltre le conoscenze non sono a-territoriali i “luoghi di vita” delle relazioni tra tutti gli esseri viventi non sono fatti solo di risorse (stocks) e di consumi (flussi), ma anche di gravitazioni, di tensioni, di appartenenze, di alleanze, di “progetti”, un campo enorme di esplorazione e d’innovazione che è oggetto di poteri, di scelte, di “politica”, cioè dell’essere della polis, la “città” (i cittadini”). La fuga dei cittadini dalla politica è un controsenso, è stato favorito ed imposto dai dominanti. Togliere i cittadini dalla politica, dai luoghi di via, è una maniera di espellere la conoscenza dal campo dei cittadini!

Questo spiega le ragioni per le quali i dominanti hanno imposto “il governo degli esperti” e “la governance degli stakeholders”.

La scienza, si è detto, è coscienza. Da qui il campo degli immaginari del divenire e della sua costruzione multiforme plurale e corale.

  1. Configurazione delle principali azioni da realizzare

Alla luce di quanto sopra, le seguenti azioni dovrebbero essere prioritarie:

  • a livello della narrazione della vita, dell’etica: moltiplicare e intensificare le azioni di denuncia (incontri, avvenimenti, video, spettacoli, articoli…,) dell’illegittimità etica e del carattere criminale delle attuali politiche dei poteri dominanti, soprattutto in materia di salute, acqua, dignità, fraternità, biodiversità. Cessiamo di fare petizioni e sostituiamole con denunce, ricorsi ai tribunali, ricorsi in difesa e per il rafforzamento delle istituzioni della democrazia, specialmente la democrazia diretta. È il momento di una forte campagna globale “noi accusiamo”
  • nel campo della conoscenza e dell’educazione:
    A- abolizione dei brevetti sulla vita e sull’intelligenza artificiale. I nuovi “signori della vita” possiedono più di 120.000 brevetti! Senza questa abolizione, la predazione della vita non farà che intensificarsi e, di conseguenza, la strategia di sopravvivenza del più forte imporrà guerre, esclusioni, muri… Nessuna vera “Altra Agenda” potrebbe essere messa in pratica
    B- ripubblicizzazione dell’Università sia nell’insegnamento che nella ricerca e sviluppo (R&S). L’Università deve essere liberata dalla sottomissione agli interessi delle grandi multinazionali private
    C- incoraggiare il sistema educativo, in tutte le sue forme e a tutti i livelli, a diventare un luogo di apprendimento critico condiviso – (ri)conoscenza – di eco-cittadinanza planetaria, sulla scia delle esperienze innovative promosse, per esempio, in Quebec, tra gli altri
  • nel campo economico-industriale:
  1. di fronte al degrado delle condizioni di vita e di lavoro della maggioranza della classe operaia mondiale, è necessario aumentare i diritti del mondo del lavoro e cercare il controllo dei lavoratori sui prodotti del loro lavoro. Il contesto in cui costruire questo lavoro liberato e responsabile, che non produce merci ma allargamento dei diritti e miglioramento della qualità della vita, è un rinnovato intervento pubblico. In particolare sottolineiamo la necessità di affrontare il nodo della salute in generale della popolazione mondiale (il numero di obesi ha superato il numero di affamati!) e i rischi di moltiplicazione di nuove pandemie: ripubblicizzazione di tutta l’industria della salute, soprattutto quella farmaceutica
  2. la salute deve essere reinventata come un bene e servizio pubblico globale. Acqua, salute e conoscenza devono diventare i primi tre pilastri della “res publica globale”
  • nel campo finanziario:
  1. mettere fuori legge la finanza criminale legalizzata: cioè i paradisi fiscali; i prodotti derivati, vere sanguisughe dell’economia reale, l’evasione fiscale; il finanziamento di attività illegali (droga, commercio di armi, ecc.)
  2. sostituire la Banca Mondiale e il FMI con la creazione di un Fondo Mutuo Cooperativo Mondiale dei Popoli con lo scopo di riorientare la finanza mondiale (risparmio e investimento) verso l’obiettivo della sicurezza della vita di tutti gli abitanti della Terra per un nuovo sistema finanziario mondiale
  3. a tal fine, centinaia di organizzazioni della società civile dovrebbero lanciare un movimento di cittadini per l’organizzazione fine 2025 di una assemblea costituente dell’Umanità per definire un patto mondiale una nuova finanza globale
  • nel campo politico-istituzionale, basandosi sulle numerose iniziative in corso: creazione di un’Assemblea mondiale dei cittadini per la sicurezza dei beni pubblici globali (a partire dall’acqua, i semi, la salute e la conoscenza).

 

 

APPENDICE

Illustrazione grafica della configurazione dello spazio gravitazionale delle tensioni strutturali nelle società di oggi secondo l’agenda dei dominanti e l’agenda degli abitanti della Terra

Si possono adottare diversi criteri per descrivere e confrontare il “modello di società” comune a un gruppo di società.

Proponiamo di utilizzare il metodo della configurazione dello spazio gravitazionale tra le tensioni lungo quattro assi principali delle relazioni all’interno delle nostre società. Naturalmente, gli assi non sono gli unici possibili. Crediamo, tuttavia, che coprano una gamma significativa di relazioni (tensioni) per permettere una tipologia significativa.

Poiché il nostro oggetto di analisi è l’alternativa all’agenda dei dominanti, il cui sistema di potere si basa sulla proprietà e il controllo della conoscenza, proponiamo i seguenti quattro assi principali.

1• L’asse delle tensioni “pubblico/privato”. Esempi: il sistema della ricerca, il sistema dell’innovazione, il regime della proprietà intellettuale, il ruolo dell’università…

2• L’asse delle tensioni tra “locale/mondiale”. Esempio: la tendenza è verso una visione e una politica di inserimento/conquista/integrazione del sistema di conoscenza nazionale/locale nel mercato globale della conoscenza, o la priorità è data alla soddisfazione dei bisogni delle società/popolazioni locali nel quadro di una prospettiva mondiale?

3• L’asse delle tensioni “democrazia/oligarchia”. Esempio: i gruppi dominanti a livello europeo hanno affermato e applicato il principio che i principali attori nella politica di R&S (Ricerca e Sviluppo) e della politica di gestione e conservazione delle risorse idriche europee devono essere gli stakeholders, cioè i “portatori di interessi”: le imprese agricole, i proprietari terrieri, l’industria agroalimentare, l’industria chimica, i settori che consumano molta acqua (come l’industria delle bevande zuccherate, ecc.), il settore informatico, il settore delle costruzioni… in breve, i grandi attori multiterritoriali, multinazionali, multi-utilities fortemente coinvolti nei meccanismi del mercato e della finanza redditizia/speculativa.

4• infine, l’asse “cooperazione/competizione”. In generale, tutti riconoscono che la conoscenza è in teoria sinonimo di condivisione, di cooperazione. In realtà, oggi, il vangelo della competizione e l’imperativo della competitività dominano in maniera assoluto nel campo scientifico-tecnologico, così come nel campo dell’edu­cazione/formazione. In questi campi non vi sono diritti che valgano. Il più forte vince!

È ragionevole pensare che una società in cui:

  • la conoscenza è considerata un bene comune, sociale, pubblico (e non una merce)
  • dal locale al mondiale
  • sotto la responsabilità e la proprietà/controllo di istituzioni pubbliche (statali e non), che esercitano le loro competenze e poteri attraverso forme avanzate ed efficaci di democrazia rappresentativa e diretta
  • ispirate ai principi della cooperazione e della solidarietà corrisponde un modello di società dei diritti universali della vita, dei beni comuni mondiali della responsabilità collettiva, della giustizia, della fraternità e della pace. Vedere il grafico Modello A.

Source: Petrella 2022

È altrettanto corretto considerare che una società in cui:

  • la conoscenza è considerata una merce, un bene economico strategicamente importante per la crescita economica, un bene di cui ci si può appropriare privatamente (vedi il sistema dei brevetti privati sulla proprietà intellettuale)
  • sotto la responsabilità dei meccanismi di mercato e della finanza speculativa, di proprietà di grandi gruppi economici e finanziari multinazionali, portatori d’interessi corporativi, miranti unicamente a difendere, consolidare/allargare il loro potere e la potenza del loro dominio
  • nel quadro di un sistema di governance oligarchica, della degli stakeholders
  • ed è vista come un potente strumento necessario per la competitività, la propria sopravvivenza e ricchezza, la redditività e la potenza delle imprese mondiali più forti corrisponde a un modello di società degli interessi e dei potere di dominio, della disuguaglianza “naturale”, dell’ingiustizia “inevitabile” e della violenza impunita. Vedere il grafico Modello B.

Source: Petrella 2022

Il terzo grafico illustra la configurazione dello spazio gravitazionale nelle società di oggi guidate dall’agenda della conoscenza del dominante.

Source: Petrella 2022